Tuesday, June 13, 2006

Si firma per la Tettoia


da "il Paese Nuovo" del 13 giugno 2006

Si firma per la Tettoia


La tettoia stile Liberty tornerà a far bella mostra di sè, nell’area dell’ex caserma Massa. Ci credono, o meglio ci sperano tanti cittadini che da ieri hanno iniziato a sottoscrivere la Petizione d’iniziativa popolare promossa da Mario De Cristofaro e dalle liste che sostengono la sua elezione a sindaco di Lecce.
La petizione, rivolta al Sindaco chiede il recupero dell’antica tettoia che, come è noto, da anni giace in uno stato di degrado, nei depositi comunali, e che molti leccesi vorrebbero vedere nuovamente in piedi a coprire il mercato.
A chiederlo sono da anni soprattutto i commercianti di Settelacquare, che hanno anche costituito un’associazione “La Tettoia”, appunto, e che ricordano varie campagne elettorali nel corso delle quali la proposta di recuperare il vecchio gioiello di Lecce non è mai mancata.
La sede di piazza Libertini sembra la collocazione ideale: al centro di Lecce, in un’area morta da quando, nel 1971, l’amministrazione guidata da Salvatore Capilungo decise per l’abbattimento dei due chiostri cinquecenteschi di Santa Maria del Tempio, che facevano parte della Caserma.
“Tale collocazione e utilizzo della Tettoia - ha spiegato De Cristofaro - ben si concilia con la recente volontà dell’amministrazione comunale di non smantellare il mercato di piazza Libertini. E’ facile immaginare quali vantaggi avrebbero i commercianti e i cittadini dalla vicinanza dei due mercati”. Le firme, sottolinea De Cristofaro, si stanno raccogliendo nonostante la modulistica ufficiale sia mancante, in contrasto con quanto prevede lo Statuto comunale: “L’amministrazione comunale - recita lo Statuto - nei modi stabiliti dal regolamento agevola le procedure e favorisce gli strumenti per l’esercizio del diritto d’iniziativa assicurando anche l’assistenza dei competenti uffici”. (s.m.)

Determine, ancora accuse


da "il Paese Nuovo" del 13 giugno 2006

Determine, ancora accuse

Dirigenti sotto controllo, leggi calpestate dal Sindaco del Comune di Lecce e da quanti, pur sapendo, hanno taciuto.
Il centrosinistra a Palazzo Carafa intende andare fino in fondo e ripristinare la legalità nella questione legata all’iter che le determine dirigenziali seguono nel Comune di Lecce. Anomalo, illegittimo, come ha scritto ieri il consigliere comunale Carlo Salvemini in una lettera inviata a tutti i dirigenti di Palazzo Carafa, al Segretario e al Direttore Generale, per avere un loro riscontro sul controllo preventivo effettuato dal Sindaco su tutte le determine dirigenziali.
“Il processo di gestione informatica degli atti amministrativi - scrive Salvemini - prevede, nell’iter di formazione di una determina dirigenziale, l’obbligatorio trasferimento della stessa al Sindaco (in fase istruttoria), prima della convalida ed eliminazione da parte del dirigente competente”.
Tale procedura, spiega Salvemini, emerge sia dal diagramma predisposto dalla Publisys, che da una nota del dirigente Settori Sistemi informativi del 6 giugno 2006 (Protocollo n. 0063365). “Si stabilisce pertanto un passaggio obbligatorio - specifica Salvemini - e condizionante l’intero procedimento di formazione delle determine, che attribuisce al sindaco una competenza non prevista ai sensi della normativa vigente”. Oltre al decreto legislativo 267 del 2000, anche il Regolamento comunale prevede che dopo l’emanazione della determina una copia debba essere inviata al sindaco, e non durante la fase di istruttoria, come invece accade a Lecce, dove forse, ironizza Salvemini, “vige una legislazione speciale che rende possibile ciò che in tutte le amministrazioni d’Italia viene considerato platealmente illegittimo”.

Lavoratrici e mamme, si può. Ora c’è un Protocollo in aiuto


da "il Paese Nuovo" del 13 giugno 2006

Lavoratrici e mamme, si può. Ora c’è un Protocollo in aiuto


E’ la dottoressa Maria Loredana Mele, di San Pietro in Lama, la vincitrice della prima edizione del “Premio di Laurea Leccedonna”, un riconoscimento guadagnato con una tesi di laurea in Diritto del lavoro dal titolo “La tutela della maternità”.
La commissione esaminatrice, che già il 2 maggio scorso, aveva premiato la dottoressa Mele, ha scelto di premiare la tesi più in linea con il tema del concorso : “Lavoro maternità e conciliazione”, temi che fanno anche parte del protocollo siglato sabato scorso da Confindustria Lecce, Provincia e Organizzazioni sindacali.
Il Protocollo, promosso dall’Ufficio della consigliera di Parità della Prvincia di Lecce, Serenella Molendini, mira a favorire l’attuazione della legge 53 del 2000, quella che promuove un equilibrio fra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione attraverso azioni finanziate dallo Stato. Il Sud, infatti è molto indietro rispetto al centro-nord, sia per quanto riguarda i progetti interessati che per quello che concerne i progetti approvati. “La Puglia - si legge nel Protocollo - non solonon sembra essere interessata alla misura ma ha anche una percentuale ridottissima (il 5% circa) di progetti approvati sul 20% di progetti presentati”.
La legge, pensata per sostenere le lavoratrici madri e per corresponsabilizzare gli uomini nel lavoro di cura familiare e nei processi di crescita dei figli, è peraltro vantaggiosa anche per le imprese, che presentando i progetti opportuni possono accedere ai finanziamenti previsti nel Fondo per l’occupazione. Non a caso il Protocollo porta le firme di Piero Montinari, presidente di Confindustria Lecce, dei segretari provinciali di Cgil Cisl e Uil: Biagio Malorgio, Franco Surano e Salvatore Giannetto e dell’assessore alle Poitiche del Lavoro della Provincia di Lecce, Mario Pendinelli, oltre che della consigliera di Parità, serenella Molendini, principale promotrice dell’iniziativa.

Monday, June 12, 2006

“L’Asl sta abbandonando il territorio”

da "il Paese Nuovo" del 11 giugno 2006



Loredana Capone attacca: basta ospedali, sanità moderna non significa aumentare i ricoveri


“L’Asl sta abbandonando il territorio”


“Regna l’amarezza: non si può che constatare una sottovalutazione delle strutture territoriali della Asl”. Lo ha affermato l’assessore provinciale alle Pari Opportunità, Loredana Capone, che in un messaggio rivolto al mondo salentino civile e istituzionale, ha lanciato una dura critica nei confronti dell’Asl Lecce1, per la scarsa attenzione che l’Azienda ha dimostrato rispetto a quelle strutture sanitarie non ospedaliere che, ha affermato la Capone, dovrebbero essere maggiormente valorizzate.
“Dov’è finito il nuovo slancio per le strutture territoriali della Asl?” ha polemizzato Loredana Capone.
E le critiche si spingono oltre e colpiscono anche chi ha in mente la costruzione di nuovi ospedali per porre rimedio ai problemi della sanità. Prima bisognerebbe valorizzare quello che già c’è: “ Non so se sia urgente immaginare la costruzione di un nuovo ospedale - ha dichiarato la Vicepresidente della Provincia, ma so immaginare il ruolo nuovo dell’ospedale. Bisogna potenziare al massimo e migliorare l’esistente. Dalla visita fatta con il Presidente Vendola è emerso che ci sono macchinari non utilizzati, talvolta strumenti rotti e non sostituiti, ovunque c’è poco personale, ci sono strutture che funzionano molto bene, ma andrebbero valorizzate. E occorre potenziare i Consultori e metterli in rete, in uno scenario di deospedalizzazione”.
Bocciata su tutti i fronti, insomma, la linea Trianni, giudicata inefficace e insufficiente a determinare il cambiamento e il miglioramento della sanità, perche penalizzante nei confronti della rete dei servizi territoriali.
C’è chi pensa alla costruzione di un nuovo ospedale, ma la Capone ha un’altra idea: “La cittadella della salute può essere il nuovo ospedale” ha proposto, e poi ha aggiunto: “Il Poliambulatorio di Lecce, che è una vera e propria cittadella della salute, lungi dall’essere messo in discussione - ha sottolineato la Capone - dovrebbe invece rappresentare un modello di struttura territoriale. Il motivo? Perchè risponde alle esigenze dei cittadini leccesi e perchè funziona grazie alla presenza di ottime professionalità da valorizzare e motivare”.
Quello che secondo l’Assessore provinciale si sta verificando è uno sbilanciamento in favore dell’ospedale nella gestione sanitaria della Lecce1: “Lo stesso Piano Sanitario Nazionale - ha motivato Loredana Capone - delinea, fra le proprie più importanti azioni strategiche, il potenziamento dell’assistenza distrettuale in generale, e territoriale in particolare, ma sempre al fianco dell’evoluzione del ruolo dell’ospedale. Anche nelle leggi finanziarie dello Stato degli ultimi anni sono contenute disposizioni che riguardano l’utilizzo dell’ospedale e la riqualificazione dell’assistenza sanitaria. L’indice da seguire è puntato sul nuovo profilo organizzativo, sulla correttezza delle cure, sull’uso delle risorse, sul concetto di interattività con il territorio”.
Proprio un uso inadeguato delle risorse e la mancata interattività con il territorio sarebbero le cause del mancato cambiamento della sanità che gli elettori si aspettavano all’indomani delle Regionali dell’aprile 2005. Eppure secondo la Capone la Regione Puglia sta mettendo in campo delle iniziative che sono in perfetta sintonia con le linee strategiche perseguite nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. “Con una novità - ha aggiunto l’Assessore - favorire il processo di equilibrio e potenziamento dei livelli assistenziali attualmente meno favoriti (Assistenza sanitaria di base e distrettuale), per puntare allo sviluppo di forme alternative al ricovero, quali l’assistenza domiciliare integrata, l’ospedalizzazione a domicilio, l’assistenza infermieristica domiciliare. Sono questi i servizi ai quali puntare per garantire pari opportunità a tutti nell’accesso ad un concreto diritto alla salute”.
Una sanità moderna quella che immagina Loredana Capone, una sanità che sappia andare incontro alle esigenze degli anziani soli e non autosufficienti, delle famiglie che devono provvedere alle innumerevoli esigenze di figli diversamente abili, che sappia dare conforto a chi spesso si sente lasciato solo, che valorizzi i consultori esistenti e li metta in rete. E questo progetto non può che passare da una gestione differente dell’Asl: “E’ in questa logica di spostamento del baricentro tra livello ospedaliero e quello distrettuale che occorre razionalizzare l’esistente e renderlo ancora più funzionale e più efficiente elle esigenze dei cittadini - ha ribadito la Capone - in modo da evitare inutili sprechi di risorse o doppioni”.
Ma la Vicepresidente della Provincia, e aspirante sindaco di Lecce, è andata anche oltre, nella dura critica mossa all’Asl dell’era Trianni, andando persino a riprendere quelli che per mesi sono stati i cavalli di battaglia di Forza Italia, di Rocco Palese in prima fila, e che riguardano le scelte di assumere medici e operatori provenienti da altre regioni italiane: “Occorre, recuperare la motivazione da parte dei medici e degli operatori locali - ha dichiarato - che spesso si sono visti sorpassare o sostituire da colleghi chiamati da fuori, vedendo il loro operato e la loro professionalità messi in discussione o in secondo piano. E questo servirà anche a frenare la fuga di cervelli di casa nostra verso il Nord o l’Europa”.
Senza reticenze, insomma, Loredana Capone ha esternato apertamente una sensazione di malcontento abbastanza diffusa. Può sembrare una sorta di ripicca a distanza di ventiquattr’ore dalle dichiarazioni di Pellegrino, pronto a escluderla dalla squadra di governo della Provincia insieme a chi non sarà in condizione di garantire un impegno a tutto campo, ma il problema sollevato da Loredana Capone è reale, e riguarda un bivio nelle strategie di politica sanitaria: da un lato l’annunciata deospedalizzazione, con il potenziamento dell’assistenza sanitaria di base e distrettuale, dall’altro la scelta inversa, quella di investire fondi per la costruzione di nuovi ospedali.
Loredana Capone ha ben chiare le priorità, e la costruzione di un nuovo ospedale non è una di queste, così come il potenziamento degli ospedali esistenti quando questo corrisponde a un depauperamento delle altre strutture sanitarie presenti sul territorio o la rinuncia a politiche sanitarie che prevedono l’assistenza domiciliare integrata, la cosiddetta ospedalizzazione a domicilio.
Stefano Mele

Saturday, June 10, 2006

Salute mentale, Salento e Puglia verso il salto di qualità


da "il Paese Nuovo" del 10 giugno 2006

Salute mentale, Salento e Puglia verso il salto di qualità


La Direzione generale dell’Asl Lecce1 ha deliberato ieri in merito al piano di attuazione del progetto-obiettivo “Miglioramento e valutazione della qualità dell’assistenza nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura della Regione Puglia”, elaborato dal dottor Serafino De Giorgi, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Lecce 1.
Il progetto, che la Giunta Regionale ha approvato nel dicembre del 2005, estende a tutti i Servizi psichiatrici della Regione un precedente progetto avviato nel 1999, interesserà anche la Clinicha Psichiatrica Universitaria e nell’Asl Lecce 1 i Servizi psichiatrici degli ospedali di Galatina e Campi Salentina.
Le finalità del progetto, che si svilupperà nell’arco di un triennio, sono l’umanizzazione e personalizzazione dell’assistenza, la razionalizzazione degli interventi non limitati unicamente agli aspetti sanitari, la valutazione e il miglioramento continuo di qualità del servizio, lo sviluppo di un ambiente terapeutico non restrittivo, la sperimentazione di modalità alternative di assistenza (approcci gruppali, sviluppo movimento utenti, service user development worker) e riduzione, in collaborazione con i servizi territoriali per la salute mentale, di alcuni indicatori specifici di criticità assistenziale.
Tra questi si pensa alla riduzione progressiva dei ricoveri impropri e ripetuti, della durata media dei ricoveri in Tso (trattamento sanitario obbligatorio) e del loro numero assoluto in percentuale e alla diminuzione progressiva degli episodi di aggressività, eliminazione e del ricorso alla contenzione fisica.
Gli interventi che saranno necessari per la realizzazione del progetto viaggiano su un doppio binario. Da un lato quelli di carattere strutturale-organizzativo, dall’altro quelli centrati sul miglioramento dei livelli d’assistenza che passa attraverso processi di condivisione e partecipazione degli stessi pazienti.
L’aspetto considerato più innovativo di questo progetto è infatti legato al ruolo del paziente e ai nuovi processi di ridefinizione delle pratiche operative, con un momento finale di valutazione con l’adozione di strumenti cartacei e informatici di registrazione, valutazione e soddisfazione degli utenti.
Si tratta di un progetto unico in Italia perchè coinvolge tutti i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura della Regione, e perchè gli obiettivi fissati, se realmente saranno raggiunti, determineranno un salto di qualità dell’assistenza fornita nel corso del ricovero e, più in generale, sull’intero processo di presa in carico e di continuità terapeutica.
Il ricovero è concepito in questo modo non come una parentesi, ma come un momento di lavoro integrato in cui il paziente diviene protagonista attivo, anche nelle occasioni estreme di un ricovero contro la sua volontà.
Sviluppi positivi ci sono anche per i pazienti dell’ex Centro di salute mentale di Carmiano che il 7 giugno scorso hanno protestato negli uffici dell’Asl Lecce 1. Il dottor Serafino de Giorgi, ha infatti assicurato che l’Asl ha già provveduto a deliberare la stipula del contratto con il Comune di Carmiano, dove sarà attiva una subarticolazione del Csm di Nardò, così come a Copertino, mentre a Leverano il Comune ha messo a disposizione gratuitamente dei locali per l’attivazione di un centro diurno di riabilitzione psicosociale. Nelle strutture, ha assicurato il dottore De Giorgi, lavoreranno tutte le professionalità necessarie a garantire prestazioni di alto livello. (s.m.)

Truffa milionaria con la 488. Arrestati i vertici dell’Agm


da "il Paese Nuovo" del 10 giugno 2006

Truffa milionaria con la 488

Arrestati i vertici dell’Agm

Truffa aggravata ai danni dello Stato e della Comunità Europea. Ancora manette per un uso distorto dell’ormai famigerata legge 488, e questa volta a finire in carcere sono due amministratori di una società di Muro Leccese, la Agm Industrie Spa, arrestati ieri dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecce.
Secondo quanto emerso dalle indagini delle fiamme gialle, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lecce, Imerio Tramis, gli indagati avrebbero ottenuto due finanziamenti pubblici grazie alla legge 488 del 92 e ai Pia innovazione (Pacchetti integrativi agevolati) per un valore complessivo di 3 milioni e 430mila euro, la metà dei quali è stata già erogata.
Gli investigatori sostengono che la società inquisita avrebbe inviato alla banca concessionaria falsi documenti fiscali che attestavano l’esecuzione di prestazioni e la fornitura di beni. Peccato che queste, così come la fittizia esecuzione di corsi di formazione per il personale non siano mai avvenute.
Il primo finanziamento, di circa 530mila euro, dei quali 354mila effettivamente percepiti, era stato erogato a fronte della realizzazione ex novo di un capannone industriale che, in realtà era stato realizzato nel 2001 da un’altra Società, operante nel leccese. Il secondo finanziamento, di 2 milioni e 898mila euro, dei quali 1 milione e 390mila materialmente riscossi, prevedeva lo studio, la progettazione, lo sviluppo e la sperimentazione di un innovativo sistema integrato per la misuraizone dei livelli e delle composizioni di fluidi contenuti in serbatoi e recipienti.
Entrambi gli indagati: Roberto Ercolani, 50 anni, e il figlio Francesco Alessandro, di 26, residenti a Roma, sono stati arrestati per effetto delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Lecce, Maurizio Saso, e si trovano adesso nel carcere romano di “Regina Coeli”, a disposizione dell’Autorità giudiziaria di Lecce.

I bambini non sono nella gravina


da "il Paese Nuovo" del 10 giugno 2006

I bambini non sono nella gravina

Ricerche a tutto campo ma senza esito. Secondo i soccorritori i fratellini non sono stati vittima di un incidente

Non è bastato lo straordinario spiegamento di uomini e mezzi, gli appelli, gli interrogatori e le indagini. Di Salvatore e Francesco Pappalardi non si sa più nulla da lunedì scorso, quando sono scomparsi gettando nell’angoscia Gravina di Puglia. Le ricerche, che ieri si sono ulteriormente intensificate anche nel centro abitato, setacciato dai carabinieri, non hanno dato nessun frutto, così come le telefonate giunte al numero verde attivato dalla Prefettura di Bari. Di nessuna utilità per rintracciare i due fratellini di Gravina.
Ieri il padre dei ragazzini è stato ascoltato ancora una volta dagli investigatori. La Polizia pensa che la traccia da seguire possa essere fornita dagli ambienti vicini ai bambini: i genitori, i parenti, i coetanei o i fratellastri. Ancora vani, però, tutti i tentativi fatti, mentre oggi i bambini della scuola scuola media Benedetto XIII, quella frequentata da Salvatore e Francesco, marceranno in città per convincere i loro compagni a venire allo scoperto, qualora siano ancora nascosti a Gravina, magari aiutati da qualcuno, un adulto, che potrebbe aver dato loro sostegno o ospitalità, così come sospetta la madre dei due ragazzini.
La Polizia di Stato ha intanto inserito sul sito istituzionale le foto di Francesco e Salvatore, nella sezioni minori delle persone scomparse. Attraverso il sito è anche possibile effettuare delle segnalazioni, o qualsiasi informazione utile al ritrovamento dei ragazzi in forma anonima.
Non sono nella gravina, sostengono i soccorritori, dopo che ieri hanno ultimato l’esplorazione dell’intera area tra Gravina e Santeramo: “Non abbiamo registrato nemmeno tracce di scivolamenti o cadute - ha riferito il coordinatore del gruppo che ha setacciato palmo a palmo la zona - e nulla è stato trovato nei pozzi e negli anfratti naturali, ed escludiamo pertanto che i due bambini abbiano avuto un incidente qui”.
E mentre il mistero si fa sempre più fitto sulla scomparsa dei fratellini, il caso diventa anche spunto per riflessioni più ampie che vanno oltre il caso specifico, come quelle dell’assessore regionale alle Politiche della Salute, Alberto Tedesco: “Bisogna intervenire costruendo servizi di assistenza che non siano necessariamente residenziali, cioè istituzionalizzanti - ha dichiarato l’Assessore - ma che mettano a disposizione delle famiglie e dei minori interventi concreti di assistenza dal punto di vista sanitario e dal punto di vista sociale; servizi che consentano alle famiglie di avere dei riferimenti sul territorio ai quali affidarsi, che siano tecnicamente in grado di affrontare fenomeni come questo”.
“Stiamo lavorando su un vero e proprio progetto di salute mentale che possa diventare una parte importante del Pianio regionale di salute che dobbiamo mettere a punto. Se ne avverte la necessità - ha aggiunto Tedesco - perchè la complessità dei fenomeni sociali è tale da scaricarsi molto di più di quanto non avveniva in passato sulla fragilità delle generazioni in età pediatrica o in età evolutiva”.
“C’è il problema - ha concluso - di costruire forme di assistenza per tutti quei minori che sono in qualche modo alle prese con situazioni di disagio psichico che possono essere indotte anche da fattori di carattere familiare, da vicende di carattere familiare e purtroppo da questo punto di vista siamo in grave ritardo nella predisposizione di servizi, soprattutto territoriali che incrocino queste esigenze”.
Gli investigatori, intanto, cercano altre piste, e non si esclude il coinvolgimento di persone adulte vicine alla famiglia, come ha suggerito la madre dei bambini, Rosa Carlucci: “Penso che i bambini siano nascosti da qualche parte dove c’è qualcuno che li protegge” ha dichiarato ieri ai giornalisti e probabilmente anche agli inquirenti, senza però voler fare alcuna ipotesi sull’identità dei presunti adulti coinvolti.
L’unica certezza, secondo la donna, è che l’allontanamento è legato alla situazione familiare e all’affidamento al padre, che i bambini non avrebbero accettato di buon grado.

Friday, June 09, 2006

Aiuti ai produttori, scadono i termini

da "il Paese Nuovo" del 9 giugno 2006

Aiuti ai produttori, scadono i termini


Entro il prossimo 15 giugno i produttori olivicoli dovranno fissare i “titoli” provvisori comunicati nelle scorse settimane dall’Agea, e presentare ai Centri di assistenza agricola di riferimento la relativa domanda per l’accesso al regime di pagamento unico.
Lo ricorda l’Aprol di Lecce, che informa i propri associati sulle modalità di applicazione della riforma della Pac (Politica Agricola Comune).
La fissazione dei “titoli” provvisori, comunica il presidente dell’Aprol di Lecce, Francesco Guido, è un adempimento fondamentale per garantire ai produttori la conservazione del diritto alla percezione dell’aiuto comunitario fino al 2013.
Chi ha già ricevuto la raccomandata, così come quelli che non l’hanno ricevuta, possono rivolgersi aglisportelli dei Caa (Centri di Assistenza Agricola) di Coldiretti, Impresa Verde Srl, Lecce e Upa Confagricoltura, Geoservice Srl o agli sportelli ubicati presso la sede dell’Aprol di Lecce, in via Bernardini 11,
In alternativa le domande per l’accesso al regime di pagamento unico possono essere presentate all’organismo cooperativo di appartenenza o frantoio privato, tramite il quale hanno presentato in questi ultimi anni la domanda di aiuto alla produzione dell’olio d’oliva.
La riforma della Pac, approvata già nel giugno del 2003, è stata annunciata come una rivoluzione delle politiche agricole in Europa, non solo perchè lascia più libertà di produzione agli agricoltori, ma anche perchè il “pagamento unico per azienda” è subordinato al rispetto delle norme in materia di tutela ambientale, sicurezza alimentare e protezione degli animali.
I fondi messi a disposizione degli agricoltori, infatti, sono indirzzati principalmente a chi realizza programmi in materia di ambiente e salvaguardia degli animali.

Nasce “Salentointrenoebus”

da "il Paese Nuovo" del 9 giugno 2006

Nasce “Salentointrenoebus”


Partenza da Lecce, direzione Leuca, con i treni della Sud Est, e ritorno in autobus.
Si chiama “Salentointrenoebus” ed è un progetto principalmente rivolto ai turisti che partirà il prossimo martedì 13 giugno. A bordo dei mezzi, quelli delle Fse prima e della Stp poi, ci saranno dei passeggeri d’eccezione: il Presidente della Provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino, l’assessore provinciale ai trasporti Giuseppe Merico, il difensore civico della Provincia, Giacinto Urso, gli assessori e i consiglieri provinciali e i dirigenti di Fse e Stp, nonchè i sindaci dei Comuni serviti da “Salentointrenoebus”, i rappresentanti delle organzzazioni sindacali, di istituzioni pubbliche e degli organi di informazione.
Il treno, in partenza da Lecce alle 9 e due minuti, farà tappa a Zollino, Maglie, Poggiardo, Tricase, Gagliano e Leuca, con arrivo previsto per le 10.17. Tempi brevi tutto sommato, per un servizio che già si preannuncia gradito ai turisti che da qui a qualche giorno faranno davvero sentire la loro presenza nel Salento.
I tragitti e le stazioni della Sud-Est, e persino quelle vecchie carrozze, hanno peraltro acquistato un valore diverso dopo il film che li ha utilizzati come filo narrativo per raccontare il Salento, Italian Sud Est, appunto, e sicuramente per qualche straniero, abituato a ben altri e modernissimi mezzi di trasporto, quel viaggio di un’ora e un quarto da Lecce a Leuca assume i contorni di un romantico tuffo nel passato. Lungimiranza di chi per anni ha lasciato marcire quell’estremo lembo di ferrovia italiana? No, ma probabilmente non tutto il male viene per nuocere, e con gli accorgimenti presi, come l’integrazione con il trasporto su gomma e una più razionale organizzazione, il servizio può funzionare bene e venire incontro alle esigenze dei turisti che scelgono il Salento come meta di vacanza.

E’ mistero sui bambini scomparsi

da "il Paese Nuovo" del 9 giugno 2006

E’ mistero sui bambini scomparsi


Controlli a tappeto a Gravina, impegnati anche sommozzatori e unità cinofile. Di Salvatore e Francesco non c’è traccia


Centinaia di uomini impegnati nelle ricerche, unità cinofile giunte anche dal Lazio per perlustrare palmo a palmo le campagne, un intero paese in apprensione. Si presenta così, in queste ore, Gravina di Puglia, in un crescendo di angoscia da quando, lunedì scorso Salvatore e Francesco, i due piccoli di 11 e 13 anni sono scomparsi, senza lasciare traccia.
Fuggiti, dice la Polizia, perchè non volevano più abitare con il padre, al quale erano stati affidati dopo la separazione dei genitori. Si teme il peggio per i due ragazzini, usciti da casa senza soldi, nè cibo, con abiti troppo leggeri per trascorrere la notte fuori di casa. Per questo si sono aggiunti alle ricerche anche gli uomini del soccorso alpino e gli speleologi dei Vigili del Fuoco e dei Carabinieri, impegnati nell’esplorazione delle gravine e grotte della Murgia, metre gli uomini delle forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni anche nelle abitazioni dei parenti stretti dei ragazzi, nell’ipotesi che qualcuno li abbia aiutati a nascondersi, magari nel tentativo estremo di far riavvicinare i genitori separati. Questi hanno lanciato un appello ai figli: “Tornate, non vi puniremo”, hanno detto, mentre di Salvatore e Francesco nessuna traccia.
Pozzi, crepacci, grotte, qualsiasi altro possibile nascondiglio alla periferia di Gravina è stato passato al setaccio. Persino i sommozzatori hanno scandagliato un torrente e decine di volontari si sono messi all’opera per individuare il possibile nascondiglio: fra i casolari abbandonati della Murgia, negli anfratti naturali. La speranza è di ritrovarli vivi, magari nascosti fra quattro mura, ospiti di un conoscente; a Gravina o in qualche paese limitrofo, forse a Santeramo, dove la madre dei ragazzi vive con un’altra figlia e il suo attuale compagno.
L’ultimo avvistamento, secondo la testimonianza di un loro coetaneo, risalirebbe a due giorni fa. Un ragazzino li avrebbe visti proprio in una zona ricca di profonde cavità naturali, le famose “gravine” caratteristiche della murgia barese. Ecco perchè si teme il peggio. La testimonianza non è comunque giudicata pienamente attendibile, così come quella di chi li avrebbe avvistati, sempre due giorni fa, nei pressi della Cattedrale, nel centro storico.
Vane le ricerche di ieri, vano anche il tentativo di ritrovarli utilizzando i cani addestrati delle unità cinofile, ai quali sono stati fatti annusare vestiti e altri oggetti appartenenti ai due bambini.
Ieri anche il sindaco di Gravina, Rino Vendola, ha espresso tutto il suo sconcerto: “Purtroppo sulla vicenda mi sento impotente” ha dichiarato.
“Sono rammaricato - ha aggiunto, depresso, ma non riesco a farmi un’idea e non credo che si possa stare tre giorni fuori da casa senza vestiti nè cibo. Le idee che uno si può fare all’esterno sono sempre sbagliate perchè poi scopri che la realtà è sempre diversa”.
A dare una morale alla favola, che purtroppo assume sempre più le sembianze di una tremenda tragedia ci ha pensato ieri mattina l’Osservatore Romano, il giornale vaticano: “I genitori, quando si separano, sono sempre pronti a trovarne tante di ragioni. E molte volte non pensano che magari non sono così importanti” è stato scritto ieri sul quotidiano. Francesco e Salvatore, sottolinea il giornale vaticano, “pagano il benessere dei loro genitori: mamma e papà reclamano la propria soddisfazione, non si riconoscono più come famiglia e pretendono di decidere. Hanno diritto alla loro felicità, dicono. A danno del benessere di Francesco e Salvatore”.
I compagni di scuola di uno dei due bambini scomparsi, invece, hanno scritto un grande “ti aspettiamo” su una lavagna della scuola “Benedetto XIII di Gravina”, mentre fuori centinaia di uomini, comprese le Guardie forestali a cavallo scandagliavano il territorio e decine di troupe televisive seguivano passo passo gli avvenimenti.
Per coordinare questo massiccio spiegamento di mezzi il Prefetto, il Questore di Bari, e il Comandante Provinciale dei Carabinieri, hanno presideuto un vertice operativo, mentre parallelamente alle ricerche si è proseguito con le indagini.
La mamma dei ragazzi è stata accompagnata in commissariato, dove ha portato alcuni quaderni dei figli, che potrebbero tornare utili agli investigatori. E’ sempre in funzione, intanto, il numero verde attivato dalla Prefettura, l’800.33.92.29, al quale sono arrivate alcune segnalazioni, rivelatesi però tutte infruttuose.

Thursday, June 08, 2006

“Vogliamo indietro il nostro Cim”

da "il Paese Nuovo" del 8 giugno 2006

Prima va via lo psicologo, poi anche gli psichiatri, qualcuno comincia a portare via tavoli e sedie. Scoppia la protesta, i pazienti che per anni hanno frequentato quotidianamente o quasi il Centro di salute mentale di Carmiano vogliono indietro i loro medici, non ci stanno a recarsi fino a Squinzano dove è attivo un altro Centro di salute mentale. Allora prima bussano alle porte del Sindaco, poi marciano insieme verso l’Asl che rassicura: l’ambulatorio resta.

“Vogliamo indietro il nostro Cim”

I pazienti invadono l’Asl: “Niente psichiatri a Carmiano, l’ambulatorio sta chiudendo”

Hanno cominciato a capire quali fossero davvero gli effetti del piano di riordino ospedaliero del 2004 quando gli psicologi sono andati via dal Centro di salute mentale, seguiti dai medici. E quando pochi giorni fa qualcuno ha cominciato a portare via i mobili e le sedie hanno finalmente realizzato che Carmiano non ha più un Centro di salute mentale. Soppresso, insieme al distretto di Copertino.
Lo psicologo di loro fiducia, quello che da anni li ascolta e che ne conosce i problemi e le storie, non c’è più, i medicinali dei quali hanno bisogno non sono più lì, ottenere un certificato diventa difficile e a qualcuno viene detto di andare a Squinzano. Ma loro gli utenti del Csm o Cim, come continuano a chiamarlo, di andare così lontano proprio non ne vogliono sapere, non hanno i mezzi o non hanno chi è disposto ad accompagnarli. E allora cominciano a protestare in Comune, scrivono lettere, vanno a incontrare il sindaco, fnchè questo, al limite della sopportazione riunisce il gruppo di inferociti pazienti e alla guida di un corteo di circa quaranta o cinquanta persone, fra pazienti e familiari, entra nei corridoi della direzione generale dell’Asl Lecce 1. Tutto questo ieri mattina, mentre sempre negli stessi uffici protestavano i Cobas, contro l’assunzione di quarantaquattro infermieri.
“Il Comune è tempestato di lamentele – spiega il sindaco di Carmiano Umberto Caputi – io non posso avere ogni giorno in Comune i pazienti del Csm che vengono a protestare, l’Asl mi aveva assicurato che l’ambulatorio sarebbe stato potenziato”.
E infatti con la soppressione del Csm la struttura di via Veglie aveva continuato a funzionare come ambulatorio, come del resto aveva indicato la Regione nel settembre 2005, invitando l’Asl Lecce 1 a mantenere attivo il centro di Carmiano.
Ad ascoltare le ragioni dei pazienti c’era ieri per l’Asl Lecce 1, il direttore Sanitario Bruno Falzea, che ha aperto gli uffici per ascoltare una delegazione degli utenti dell’ex Csm di Carmiano e il Sindaco del paese.“Le difficoltà che state incontrando - ha detto ai presenti - sono state create da artefatti politici, ma l’attività ambulatoriale continua e sarà regolarmente effettuata. L’Asl ha avuto dal Comune dei locali meravigliosi che però devono essere ristrutturati e viste le ristrettezze economiche che abbiamo ereditato questo non è stato ancora fatto”.
Una soluzione, però, c’è. L’Asl e il Comune hanno infatti concordato ieri di trasferire l’ambulatorio negli uffici della Polizia Municipale, locali che l’Asl prenderà in affitto versando regolarmente il canone al Comune. I locali che attualmente ospitano l’ambulatorio, infatti, non sono idonei, così come ha spiegato il direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl, il dottor Serafino De Giorgi: “Lì non c’è acqua potabile, c’è l’amianto, mancano i sistemi di sicurezza, lo stesso ufficio igiene dell’Asl ha detto che i locali non sono idonei. Una situazione preoccupante, ecco perchè ora prenderemo in affitto i locali dell’ex Comando di Polizia Municipale”.
Ma loro che pazzi non sono, “forse un po’ deboli di cervello” come ironizza uno, non ci vedono chiaro, perchè qualcuno ha davvero portato via le sedie dall’ambulatorio. Una voce si leva dal gruppo: “si è mai visto qualcuno che trasloca prima di trovare casa?”. Non ci vede chiaro neanche il Direttore Sanitario che ha assicurato di volersi recare personalmente a Carmiano per vedere quello che sta accadendo nell’ambulatorio.
Il dottore Serafino De Giorgi ha ribadito comunque che l’ambulatorio rimane fino a quando saranno disponibili i nuovi locali. Un dubbio però resta, visto che come ha sottolineato Umberto Savoia, della Consulta provinciale per la Tutela della Salute mentale, c’è una grave carenza di personale: mancano i medici, gli psicologi, perche, dice, si stanno potenziando gli ospedali e si lascia sguarnito il territorio.
La situazione è complessa, perchè a sentire il Direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Asl i medici non ci sono affatto: “La Direzione generale - ha dichiarato - ha pubblicato un bando di concorso per sette nuovi psichiatri. Abbiamo ricevuto una sola richiesta, tanto che ho dovuto contattarli telefonicamente uno per uno, e in provincia di Lecce nessuno è disponibile. Il dottore Vetrugno, ora primario nell’Ospedale di Galatina, è andato via. Il dottore Montefrancesco lo ha seguito. Non abbiamo psicologi, non abbiamo medici, se fosse per me farei tornare il dottore Montefrancesco a Carmiano, fino a quando non sarà trovato qualcuno che lo sostituisca”.
Intanto il direttore sanitario, Bruno Falzea, si è impegnato a sottoscrivere con il Comune di Carmiano il contratto di locazione per la sede del nuovo ambulatorio. “Se la Regione dovesse eventualmente decidere di ripristinare il distretto di Copertino - ha dichiarato - Carmiano avrà di nuovo il suo Centro di salute mentale” .
Stefano Mele

E l’Oncologico di Casarano sta per dire addio a Serravezza

da "il Paese Nuovo" del 8 giugno 2006

E l’Oncologico di Casarano sta per dire addio a Serravezza


Il dottor Giuseppe Serravezza, primario della struttura oncologica di Casarano, sarebbe seriamente intenzionato a trasferirsi fuori dalla Regione. Il caso è oggetto di un’interrogazione urgente che il consigliere regionale di An Saverio Congedo ha rivolto al Presidente della Regione e all’Assessore alla Salute. Quello che spinge il dottor Serravezza ad anda via, dichiara Congedo, sono “le sempre più intollerabili difficoltà organizzative e logistiche nelle quali è chiamato a operare”.
Congedo chiede ora iniziative concrete per potenziare in maniera adeguata la struttura di Casarano “in modo tale - spiega - da indurre il dottor Serravezza a continuarvi la sua preziosissima opera, al servizio di un’umanità sofferente che, grazie alla sua opera ha potuto evitare molti, dolenti viaggi della speranza”.

Asl, nuove assunzioni e i Cobas protestano

da "il Paese Novo" del 8 giugno 2006

Asl, nuove assunzioni e i Cobas protestano


Hanno protestato con un sit-in e poi sono stati ricevuti dal direttore generale dell’Asl Lecce1, Gianluigi Trianni. Il motivo del malcontento esploso ieri mattina è l’assunzione di quarantaquattro infermieri da parte dell’Asl Lecce 1, che ha attinto i nominativi dalla graduatoria dell’avviso pubblico di mobilità intra ed extra regionale, precedentemente bandito dall’Azienda.
“I posti che si intendono ricoprire, mediante mobilità - ha chiarito la Direzione generale - si aggiungono ai 366 posti vacanti nella dotazione organica, già ricoperti da personale infermieristico incaricato (con contratto di lavoro a tempo determinato). Per questi ultimi è fermo intendimento della Direzione generale bandire il pubblico concorso con riserva di posti, così come previsto dalla legge regionale, fatte salve eventuali ulteriori disposizioni. Tutto ciò in quanto è preciso interesse dell’Azienda stabilizzare il personale precario, salvaguardando così il patrimonio di esperienza e professionalità acquisito nel corso degli anni”.
La copertura dei quarantaquattro posti con la mobilità, ha chiarito l’Azienda, rappresenta l’unica strada per acuisire in tempi rapidi il personale infermieristico da assegnare stabilmente alle strutture in cui si registrano maggiori criticità, ma in nessun modo questa procedura andrà a intaccare le posizioni in organico acuisite dal personale a tempo determinato.
La delibera in questione, ha assicurato ancora la Direzione, diverrà comunque operativa a seguito della valutazione dell’Assessorato regionale alle Politiche della salute.

Wednesday, June 07, 2006

Arrivano altre antenne e c’è chi pensa a una mappa

da "il Paese Nuovo" del 7 giugno 2006


Arrivano altre antenne e c’è chi pensa a una mappa


Proseguono, fra l’indifferenza delle maggiori organizzazioni di ambientalisti, i lavori per il nuovo regolamento del Comune di Lecce sulle “Norme concernenti gli impianti radioelettrici con frequenza di trasmissione tra 100 Khz a 300 Ghz”. Si tratta di quei sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisivi che spesso preoccupano i cittadini che temono di essere esposti ai campi elettromagnetici. Nonostante non ci sia la prova scientifica di una relazione tra l’esposizione a queste onde e l’insorgere di gravi patologie, anche a Lecce si sono verificati dei casi allarmanti di leucemia infantile denunciati da “Prima la Salute!”, una delle due associazioni che il 29 maggio scorso ha partecipato all’incontro, voluto dal Comune, per arrivare al nuovo Regolamento in modo concordato con i cittadini e gli ambientalisti.
La bozza che l’amministrazione intende portare in Consiglio, e che dovrebbe accogliere anche le istanze delle associazioni come “CulturAmbiente” e “Prima la Salute!”, prevede che per una corretta localizzazione urbanistica i sistemi radianti dovranno essere installati in aree comunali, aree pubbliche, edifici comunali o di proprietà pubblica o in altre aree, qualora il Comune non abbia espresso parere negativo.
Fra i “criteri minimi necessari per il corretto insediamento” degli impianti il Comune impone anche l’utilizzo di materiali di costruzione e sostegni che si inseriscano correttamente all’interno delle aree circostanti, ma soprattutto indica quali sono le aree sensibili entro le quali è vietata l’installazione di impianti radiobase per la telefonia mobile, per la radiodiffusione, per la radiocomunicazione destinati alle comunicazioni satellitari e per la radarlocalizzazione a uso civile.
Di queste aree fanno parte le scuole materne e comunali, gli asili nido, le scuole elementari, le scuole medie iferiori pubbliche e private, gli istituti superiori, le sedi dell’università, le strutture sanitarie e di ricovero e le case di riposo, nonchè i luoghi di culto, compresa la moschea di Piazza Napoli e circa cinquanta monumenti della città.
La bozza del regolamento, che il Comune sta perfezionando con l’aiuto dell’ingegnere Guerrieri, incaricato dal Ministro dell’Ambiente di redigere la nuova legge sulle telecomunicazioni, prevede inoltre che almeno un terzo dei proventi derivanti dall’affitto delle aree comunali siano destinati al finanziamento dei monitoraggi ambientali.
“E’ stato fatto un bel lavoro - commenta Roberto Paladini dell’associazione CulturAmbiente - anche se ci sono molti limiti che derivano dalla legge nazionale, la cosiddetta leggr Gasparri. I Gestori - continua - hanno troppo potere e i Comuni non possono fare molto. Solo il Ministero dell’Ambiente può intervenire per ridimensionare il loro potere”.
“Un passo avanti - spiega Roberto Paladini - sarebbe quello di avere un catasto delle antenne, attraverso il quale si possano individuare quali sono le aree maggiormente colpite, quale potenza reale hanno gli impianti a anche a chi appartengono. Con la Provincia di Lecce e con l’Università stiamo cercando di portare avanti un progetto. Faremo dei rilevamenti in bassa e alta frequenza sull’inquinamento elettromagnetico e così riusciremo a individuare le fonti che sforano i limiti di legge e a individuare la società proprietaria dell’antenna”.
Lo studio, che sarà portato avanti dal “Servizio di Prevenzione e Protezione” dell’Università di Lecce, servirà per realizzare una mappa dell’incidenza delle onde elettromagnetiche nel Salento, e potrà essere messo a disposizione dei Comuni che dovranno valutare le richieste di installazione degli impianti. Il valore aggiunto di questa cartografia sarebbe quello di incrociare i dati relativi alle basse frequenze e quelli relativi alle alte frequenze.
“E’ importante - spiega ancora Roberto Paladini - evitare che ci siano delle sovrapposizioni di alte e basse frequenze. Studi scientifici hanno già dimostrato che le basse frequenze sono pericolose per la salute; c’è una casistica di soggetti malati che sono stati esposti per lungo tempo alle radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza, quindi la sovrapposizione deve essere evitata”.
Nella relatà questo spesso non accade, visto che se le basse frequenze sono di competenza della Provincia, mentre per le alte frequenze la competenza passa ai Comuni, e così può capitare che i dati che un ente ha a disposizione, quando ce li ha, sono parziali, perche non non sono integrati.
Il progetto è seguito con interesse anche dall’assessore provinciale con delega a Emissioni e Controllo impianti, Carmine Caputo, che ne ha proposto il finanziamento. (s.m.)

Patologia aziendale, c’è una cura

da "il Paese Nuovo" del 7 giugno 2006



Nell’Asl Lecce1 sarà effettuata una ricerca sul benessere fisico e psicologico dei lavoratori. Obiettivo: risanare l’Azienda


Patologia aziendale, c’è una cura


Una ricerca volta a individuare le problematiche dell’azienda per poterle risolvere e per poter migliorare il benessere organizzativo.
E’ stata già svolta in oltre duecento amministrazioni pubbliche in Italia e presto sarà effettuata nell’Asl Lecce1, dove ieri si è tenuto il convegno su “Il Benessere organizzativo nell’Azienda sanitaria”, con l’intervento di Francesco Minichillo, esperto di politiche attive del lavoro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La tesi di fondo è che un’azienda si può definire in salute quando a chi lavora al suo interno viene garantito un adeguato grado di benessere fisico e psicologico. Al contrario è patologica quell’azienda al cui interno persistono logiche discriminatorie, relazioni interpersonali tese, conflittualità con i superiori e scarsi stimoli per i lavoratori.
“La sfida - ha dichiarato la consigliera di parità della Provincia di Lecce, Serenella Molendini - è comprendere che una maggiore qualità del lavoro e una maggiore produttività passa anche attraverso un clima migliore in azienda, il che è conseguenza anche di un’attenzione alle problematiche di genere”.
Proprio per questo l’Asl Lecce 1 si sta dotando di due comitati: il Comitato di Parità e il Comitato Antimobbing, che si insedieranno nei prossimi giorni, e che, insieme al “Codice di condotta” e al “Piano triennale di azioni positive”, sono stati indicati dal direttore generale dell’Asl, Gianluigi Trianni, quali strumenti del benessere.
Il piano triennale, in particolare, mira a far conciliare i tempi del lavoro con quelli di vita, e dal punto di vista della donna ciò significa anche non dover rinunciare alla carriera per prendersi cura della famiglia e dei figli. Proprio a tal proposito è di ieri la proposta di un asilo nido, da collocare in una sede ancora da individuare (e che potrebbe essere qualcuno dei padiglioni del vecchio Vito Fazzi), che può interessare anche i dipendenti che lavorano nella sede della Provincia di via Salomi.
Il convegno di ieri, organizzato dal referente della Rete Interistituzionale dell’Asl Lecce1, Luigia Martino, è anche il frutto di questa rinnovata apertura dell’Asl verso le altre istituzioni del territorio e dimostra l’accresciuta capacità dell’Azienda di dialogare con l’esterno.
E’ il dialogo all’interno, però, che probabilmente ancora è carente, come in molte aziende pubbliche. Sia fra colleghi che con i superiori le Asl, così come le pubbliche amministrazioni spesso soffrono di scarsa o persino inesistente comunicazione.
“La comunicazione è alla base del benessere”, ha spiegato la dottoressa Annunziata Bascià, psicologa del consultorio 2, aggiungendo che il capo ha il dovere dell’ascolto, anche per far emergere le professionalità che spesso nell’azienda non vengono adeguatamente valorizzate.
Gli stessi temi sono stati affrontati anche da Francesco Minchillo, cha ha parlato di valorizzazione delle risorse umane, di aumentare la motivazione dei collaboratori, di migliorare i rapporti tra dirigenti e operatori e accrescere il senso di appartenenza e di soddisfazione dei lavoratori per la propria amministrazione.
Il tema dell’appartenenza, della cultura della partecipazione, è stato anche al centro dell’intervento dell’Assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Lecce, Loredana Capone.
“Il lavoro vissuto con partecipazione e forte motivazione - ha commentato - è il presupposto necessario per ottenere i migliori risultati”.
Attraverso i questionari i focus group e il “kit del benessere organizzativo”, come lo ha definito Francesco Minchillo, sarà possibile capire le cause e le possibili soluzioni delle criticità, valutando poi le misure di intervento più idonee per ogni singola unità.

Tuesday, June 06, 2006

L’idea in rosa dell’azienda che verrà

da "il Paese Nuovo" del 6 giugno 2006
L’idea in rosa dell’azienda che verrà
Benessere organizzativo, nell’Asl leccese le donne propongono un modello differente

Un’azienda efficiente perchè ben organizzata, che produce ottimi risultati, frutto del benessere fisico e psicologico dei dipendenti. Un’azienda modello insomma, rivoluzionaria perchè ai posti di comando sono quasi tutte donne, perchè i meriti vengono premiati senza pregiudizi di genere e il mobbing non esiste.
Si tratta dell’azienda che non c’è, ma sono in molte a credere che ci sarà.
Oggi a Lecce, con la partecipazione di Francesco Minichillo (esperto di Politiche attive del lavoro presso la Presidenza del Consiglio) si discute di “Benessere organizzativo nell’azienda sanitaria”, un’iniziativa che fa seguito al progetto provinciale “Rete di donne Rete di istituzioni”, ideato dalla Consigliera di Parità Serenella Molendini e subito sostenuto dall’assessore alle Pari opportunità della Provincia, Loredana Capone.
Un segno che quell’utopistica azienda, talmente lontana dal modello dominante da apparire quasi come una favoletta per bambine che sognano una società migliore, è un tema in agenda nel progetto politico delle poche donne al potere, anche in provincia di Lecce. A ben guardare quelle bambine sono tante, e anche tanto arrabbiate se è vero che loro, una parte così rilevante del personale, sono quotidianamente schiacciate da responsabilità importanti (al lavoro come fra le mura domestiche) e frustrate dal mancato riconoscimento per quegli sforzi straordinari che mai i superiori, maschi italici cento per cento, considerano degni di adeguata ricompensa e relativa promozione.
Sono tante e coscienti, sono “un movimento culturale”, come scrive Alain Touraine, e anche se non agiscono come movimento collettivo, ma come soggetti in lotta per liberare se stessi, stanno veramente picconando il sistema sociale al maschile e gradualmente, senza le forche della rivoluzione, riusciranno a defenestrare l’uomo dalla stanza dei bottoni. Il Convegno di oggi è una dimostrazione di forza: non solo ci siamo, ma siamo tante e arrabbiate, e inoltre abbiamo un’idea differente di azienda.
“Il 30 per cento del personale medico è donna, solo il 10 per cento fa carriera, nel senso che raggiunge cariche di prestigio, in Puglia una sola Asl ha una donna come direttore generale”. Questo è il quadro tracciato da Serenella Molendini, che considera questo stato dei fatti come diretta conseguenza di arcaici stereotipi, sedimentati in millenni di predominio maschile dei quali la donna ancora oggi paga le conseguenze.
“Questo non riguarda solo l’Asl - continua la Molendini - e basta osservare la nuova squadra di governo per capirlo”.
“I ministeri affidati alle donne sono, ad eccezione di quello della Sanità, tutti senza portafoglio: Pari opportunità, Famiglia, Giovani e riguardano compiti e responsabilità tutti in qualche modo inerenti al concetto di cura: ” uno stereotipo, insomma, che vuole la donna in posti di secondo piano, a badare alla famiglia, ai figli e ai malati fra le mura domestiche come fra quelle dei palazzi del governo.
Ma non è da lì che parte la trasformazione della società. Questa avviene nei luoghi di lavoro e nelle case, quelle in cui il marito si prende cura dei figli mentre la moglie fa il manager, in quegli uffici pubblici di periferia dove le donne propongono nuovi modelli organizzativi non per rivendicare uguaglianza, ma al contrario per sottolineare la propria differenza e quella del proprio progetto, rispetto al fallimentare modello vigente.
Diverse relazioni personali, diverso rapporto con i dirigenti, diversa concezione del lavoro: l’azienda che non c’è, appunto. Perchè quella che c’è le donne la conoscono bene, ed è quella nella quale manca un equo trattamento retributivo e un’equa offerta di opportunità di crescita e miglioramento, quella in cui il mobbing è all’ordine del giorno e le risorse umane sono vituperate anzichè valorizzate.
“Il benessere organizzativo - dichiara a tal proposito Loredana Capone - può promuovere un adeguato grado di benessere fisico e psicologico ed alimentare in modo positivo la convivenza sul luogo di lavoro. Come ormai da tempo accade nel settore privato, anche le amministrazioni pubbliche considerano la valorizzazione delle risorse umane come premessa per un concreto salto di qualità verso l’efficienza dell’intero sistema”.
Stefano Mele

Elettrosmog. Gli ambientalisti snobbano il Comune


da "il Paese Nuovo" del 6 giugno 2006

Elettrosmog. Gli ambientalisti snobbano il Comune


Solo due associazioni cittadine: “CulturAmbiente” e “Prima la salute!” hanno accettato l’invito dell’Assessorato alla Pianificazione territoriale a collaborare alla redazione del nuovo regolamento comunale in materia di installazione di impianti di telefonia e radiobase.
Il 29 maggio scorso, infatti, Luca Guerrieri, consulente del Comune di Lecce, e ingegnere dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente del Lazio, ha presentato alle associazioni la bozza sulle nuove misure che il comune intende adottare.
L’intento dell’Assessorato alla Pianificazione territoriale è quello di coinvolgere i cittadini che sono preoccupati dalle conseguenze dell’inquinamento elettromagnetico, invitandoli a presentare delle proposte per il nuovo Regolamento.
“Purtroppo - spiega Roberto Paladini di CulturAmbiente - la bozza deve rispettare la legge Gasparri, che spiana la strada ai gestori e non fa differenze fra le varie tipologie di antenne, affermando che sono tutte di pubblica utilità. Adesso stiamo mettendo a punto le proposte che già abbiamo fatto verbalmente il 29 maggio scorso e che saranno valutate dai tecnici del Comune”.
La richiesta delle associazioni è quella di autorizzare l’installazione di nuove antenne solo in aree nelle quali non venga messa a repentaglio la salute delle persone, anche se il Comune non ha tanti poteri in merito.
Già il vecchio regolamento, infatti, era stato impugnato davanti al Tar dai Gestori, che lo giudicavano troppo restrittivo. “Il Regolamento - spiega Roberto Paladini - è stato dichiarato illegittimo dal Tar perchè il Comune non poteva deifnire le distanze delle antenne dal centro abitato. Ora la strategia dell’Amministrazione è diversa ed è quella di aprire all’installazione di nuove antenne indicando alcune aree che sono di proprietà comunale, ma in ogni caso la normativa nazionale non lascia molto potere agli Enti locali”.
L’ingegnere Guerrieri, che è stato incaricato dal neoministro all’Ambiente Pecoraro Scanio per attuare le necessarie modifiche alla legge Gasparri sulle telecomunicazioni, sta comunque assistendo il Comune di Lecce in questa delicata fase preparatoria del Documento.
Intanto, prima ancora di incappare in proteste di piazza per l’installazione di nuove antenne, il Comune ha pensato di chiedere il parere dei cittadini e delle associazioni, ma pochi hanno risposto all’appello.
“Ci sentiamo di recriminare - ha commentato il presidente di CulturAmbiente - Andrea Aufieri - come si sia persa una forte opportunità di dialogo con le istituzioni in merito a un problema sentito dalla cittadinanza, strumentalizzato da qualcuno sulla stampa locale, se è vero che lo si denuncia attraverso i giornali e poi non si partecipa al momento positivo”. (s.m.)

Monday, June 05, 2006

“Venneri boicotta il Premio Barocco”. Parola del Patròn

da "il Paese Nuovo" del 5 giugno 2006


“Venneri boicotta il Premio Barocco”. Parola del Patròn


“Scandaloso!”. Non trova altre parole Fernando Cartenì, presidente del Premio Barocco , per definire il comportamento dell’Amministrazione comunale di Gallipoli, ritenuta colpevole di non concedere l’adeguata attenzione a quello che Cartenì definisce “il più importante evento televisivo di questa Regione”.
A meno di una settimana dall’inizio della diretta televisiva, infatti, non ci sono i permessi per l’installazione dei gonfaloni forniti dalle aziende sponsor del Premio Barocco, mentre le bandierine del Gallipoli Calcio, ha dichiarato Cartenì “sventolano sul corso di Gallipoli ormai da due settimane”.
“Abbiamo assistito nel tempo a un palleggiamento tra Amministrazione Comunale e Comandante dei Vigili urbani”, ha spiegato il patron del Premio, che individua le responsabilità nell’Amministrazione comunale, visto che il Comandante dei Vigili dichiara di non aver mai ricevuto nessuna delibera amministrativa in proposito.
“Questo l’ultimo degli atti della giunta Venneri contro il Premio Barocco” ha constatato con amarezza Fernando Cartenì “nonostante la richiesta di autorizzazione - ha aggiunto - sia partita a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno il 5 aprile, in prima istanza, e con integrazione il 23 maggio 2006”.
Ma il patròn Cartenì non intende ingoiare questo rospo, e già ha annunciato azioni legali: “Sono un uomo amareggiato e mortificato - ha dichiarato - proprio dall’Amministrazione della città in cui vivo, ma questa stessa amministrazione si assumerà tutte le responsabilità degli eventuali danni economici che seguiranno a tale spiacevole vicenda”.
“Che bella armonia tra l’Amministrazione e il Premio Barocco - ha commentato sarcasticamente il Presidente - Grazie per quello che avete fatto, grazie per questo epilogo tragico comico! Con serenità dico che, per quanto ci riguarda, riteniamo di aver dato prova di grande senso di responsabilità. Mi chiedo - ha aggiunto - come si comporterebbe questa Gallipoli in presenza di un evento come il Festival Bar, tanto sventolato dall’assessore al Turismo; mi chiedo quale supporto e collaborazione sempre la stessa Gallipoli può veramente fornire: signori miei, un evento televisivo non è una barzelletta, è una cosa seria”.
Il Premio è stato comunque tenuto in grande considerazione da parte di attori importanti del tessuto salentino, come ha voluto far notare Cartenì all’ex sindaco Venneri: “E proprio a dimostrazione che, al contrario di altre realtà, il Premio Barocco riscuote stima e considerazione, oggi (ieri per chi legge, ndr) nella Sala Barocco Meeting dell’area portuale di Gallipoli, è stato siglato il Protocollo d’Intesa tra Premio Barocco, Confindustria e l’Università degli studi di Lecce. Un grande traguardo per me - ha concluso Cartenì - e per chi lavora al mio fianco quotidianamente, come un forsennato! Grazie a tutti, il Premio Barocco regge, anzi, per chi ancora non ci credesse, si rafforza”.
Comprensibile l’irritazione di Fernando Cartenì, che si sente snobbato, trattato con sprezzante disinteresse proprio dagli amministratori della sua Gallipoli, che con il Premio gode di massima visibilità, non solo grazie alla diretta televisiva su Raiuno, ma anche per tutta una serie di eventi collegati, di iniziative collaterali che creano intorno al Premio, e quindi intorno a Gallipoli, un viavai di importanti personalità del mondo dello spettacolo, del giornalismo, della cultura, della politica e dell’impresa, già nella settimana che precede la diretta e poi nei giorni successivi.
Domani infatti si comincia con un convegno nazionale su Acque di vegetazione in collaborazione con Lachifarma e a seguire il conferimento “Terra del sole award” (settore imprenditoria). Il 7 giugno si va avanti un convegno sulla tutela del diritto d’autore dal titolo “La creatività e le nuove tecnologie. Approfondimenti sul fenomeno della pirateria informatica e telematica: la situazione attuale, la percezione del fenomeno, gli interventi presso i giovani”. Un appuntamento nato con la collaborazione della Presidenza nazionale di Siae, Afi, Univideo, Emca, Fimi e Imaie.
L’otto giugno prossimo sarà la volta del conferimento “Terra del sole award” (alla carriera), con la consegna della Coppa d’Argento Presidenza della Repubblica; poi una mostra con degustazione di prodotti tipici, nella settimana che precede la diretta televisiva, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia e la Camera di Commercio di Lecce, con l’ausilio di aziende del settore gastronomico e delle maggiori cantine del Salento.
Tutti eventi di non facile organizzazione, che hanno richiesto mesi di lavoro da parte dello staff degli organizzatori, i quali ora si sentono danneggiati, così come le imprese che sostengono il Premio, dalla poca considerazione, da parte dell’Amministrazione comunale.
Intanto gli sforzi affrontati inizieranno domani a concretizzarsi in appuntamenti concreti, con l’arrivo a Gallipoli delle delegazioni di Siria, Libia, Marocco, Tunisia, Spagna e Turchia che alle 18.00 parteciperanno al convegno internazionale su “Acque di vegetazione: da problema ambientale a fonte di benessere”, convegno che porterà nella Sala Barocco Meeting, nell’area portuale, anche il Presidente della Provincia Giovanni Pellegrino, il vice presidente della Regione, Sandro Frisullo, l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Enzo Russo, oltre al neoeletto sindaco di Gallipoli Vincenzo Barba.
All’incontro, nel corso del quale sarà presentato lo studio di Lachifarma, che dopo cinque anni di ricerca ha perfezionato una tecnologia di valore mondiale sul riutilizzo delle acque di vegetazione, parteciperanno anche il presidente dell’Aprol Lecce, Francesco Guido, il professor Federico Pirro, docente di Politiche per lo sviluppo dell’Università di Lecce, il dottor Zahoud Abdelkbir, Segretario di Stato del Marocco per le Acque, il ministro dell’Ambiente del Libano, il dottor Yacoub Al Sarraf, il presidente di Lachifarma Luigi Villanova, e il dottor Andrea Negri, “Mediterranean Regional Coordinator Unido”. (s.m.)

Saturday, June 03, 2006

La Puglia con “una marcia in più”


La Puglia con “una marcia in più” Nell’ultimo lavoro di Mauro Castelli si raccontano i grandi imprenditori pugliesi

C’è un importante pezzo di imprenditoria pugliese nel libro “Una marcia in più. I conti che tornano del made in Italy” di Mauro Castelli, giornalista del “Sole 24 Ore” e già autore di tre volumi pubblicati a partire dal 2000 dedicati al meglio dell’imprenditoria nazionale.
Castelli, in viaggio da anni attraverso lo stivale per conoscere storie, persone ed aziende legate a grandi successi aziendali, ha infatti dedicato alla Puglia cinque dei trentatrè capitoli del suo libro, intervistando gli imprenditori a capo dei gruppi Fantini Scianatico di Terlizzi, leader in Italia nella produzione di laterizi, Intini di Noci, polo d’eccellenza nelle aree dello sviluppo, gestione e tutela del territorio, Italian Leather di Monopoli, leader nella produzione di pelli per arredamento e per sellerie d’auto, Megamark di Trani, prima realtà del Mezzogiorno nel settore della distribuzione moderna, e Telcom di Ostuni, realtà di punta nella trasformazione di materie termoplastiche.
Il libro oltre a queste cinque interviste, contiene i racconti, gli aneddoti e i progetti di altre grandi aziende di successo del panorama nazionale, tra le quali Bauli, Branca, Galbusera, Parmacotto e Recordati.
“La circostanza che in questo libro ben cinque storie - afferma Mauro Castelli, già caporedattore centrale del Sole 24 ore - siano dedicate a imprenditori pugliesi è il segno che il Mezzogiorno, e questa regione in particolare, si dimostra viva a livello produttivo e ricca di belle realtà aziendali che meritano perlomeno il palcoscenico nazionale.”
“Tutti questi imprenditori lavorano con passione - scrive Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, nella prefazione del libro - e mostrano un grande orgoglio per le aziende di cui sono proprietari, non hanno paura di competere sui mercati mondiali e non sfuggono alla concorrenza ma la sfidano. Un grande attaccamento ai luoghi d’origine, ai distretti di cui fanno parte, un amore per la loro terra.”
L’idea di Mauro Castelli è appunto quella di dare un quadro dell’economia italiana incontrando i suoi protagonisti. L’economia raccontata attraverso gli imprenditori come persone e non attraverso l’analisi di statistiche e bilanci diventa così materia accessibile anche a un pubblico profano e può incuriosire anche i più giovani che sognano una vita da manager.
Ciascuno dei tretatrè capitoli del libro di Castelli è uno spaccato dell’Italia che lavora, e spesso anche un racconto storico, quello degli stessi imprenditori che nella propria azienda hanno portato avanti, riuscendo a innovare, la tradizione di famiglia, come nel caso della Fantini Scianatico di Terlizzi, nata nel 2002 ma in seguito all’unione di due gruppi: l’Ala Fantini di Lucera e il Laterificio Pugliese di Terlizzi, nato nel 1949 . Anche il Gruppo Intini, nato da Angelo Intini più di cinquant’anni fa, a Noci, ha una storia da raccontare, oltre mezzo secolo nel corso del quale è passato dalla produzione della calce a un’ampia offerta di prodotti fino alla costruzione di grandi opere con una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente.
Ci sono poi quelli, che hanno costruito la propria fortuna partendo da zero, o quasi: dai grandi studiosi a quelli che di studiare sui banchi non ne hanno voluto sapere. E’ tutto in quelle pagine il meglio della classe imprenditoriale italiana secondo Mauro Castelli.
Con tutti i loro problemi e i loro difetti, ma con una caratteristica in comune: una voglia di fare unita a tenacia e intuizione, caratteristiche senza le quali difficilmente un’azienda riesce a sopravvivere nel difficile contesto italiano, caratterizzato da un fisco soffocante e da una burocrazia che troppo spesso ostacola l’impresa. In questo quadro esserci è difficile, ma le storie raccolte e raccontate da Mauro Castelli nel suo viaggio attraverso la Penisola dimostrano che farcela non è impossibile, e che anche il Mezzogiorno ha le sue eccellenze e ha dei modelli da proporre, qualcosa da insegnare a chi muove i suoi primi passi nell’imprenditoria, alle nuove generazioni alle quali è affidato il compito di risollevare il capitalismo italiano, anche ai tanti cervelli senza capitale che attendono la propria occasione. (s.m.)

Friday, June 02, 2006

Ora anche An vuole l’Azienda Vito Fazzi

da "il Paese Nuovo" del 2 maggio 2006
Ora anche An vuole l’Azienda Vito Fazzi

Ora anche Alleanza Nazionale spinge per riportare il Vito Fazzi allo status che aveva prima del piano di riordino sanitario voluto da Fitto: Azienda Ospedaliera autonoma.
E’ di ieri la presentazione di una mozione da discutere nel consiglio comunale di Lecce, da parte dei consiglieri di An Corrado De Rinaldis, Erio Congedo, Gigi Coclite e Pierpaolo Signore, che chiedono, come ha già fatto il gruppo di An alla Regione Puglia, di riattivare l’azienda ospedaliera Vito Fazzi.
Già il 21 maggio scorso, a Lecce, i Ds avevano proposto la stessa cosa, con una differenza: i Ds non chiedevano uno sconvolgimento del Piano Sanitario regionale del 2003, che individua come Aziende Ospedaliere quelle collegate a una facoltà di Medicina. La proposta di ripristinare l’Azienda Opedaliera Vito Fazzi era infatti strettamente connessa all’istituzione della Facoltà di Medicina, nel rispetto della Legge regionale. An, invece, va oltre. A viale Capruzzi chiede la riattivazione di tutte le Aziende Ospedaliere indistintamente, e a Lecce chiede l’istituzione della Facoltà di medicina, così come avevano fatto i Ds circa due settimane fa.
Corrado De Rinaldis, primo firmatario della mozione e aiuto ospedaliero, spiega che l’Azienda Ospedaliera Vito Fazzi, istituita nel 1996, ha subìto un’involuzione da quando nel 2003, per effetto del piano di riordino ospedaliero, è stata incorporata all’Asl Lecce1.
L’Azienda secondo De Rinaldis, era un’ospedale di eccellenza, il cui funzionamento si basava su logiche aziendalistiche di funzionamento, su criteri di maggiore professionalità nella selezione dei primari, su attrezzature adeguate alla cura delle patologie più complesse. Poi, dal 2003, uno scadimento dell’offerta sanitaria. Una posizione simile a quella di Paola Povero, responsabile per la Sanità dei Ds, che aveva parlato di marasma organizzativo al Vito Fazzi, dovuto proprio all’incorporamento nell’Asl Lecce1.
Ora il consigliere De Rinaldis chiede un dibattito serio in Consiglio: “auspico che possa svolgersi senza preconcette contrapposizioni di schieramento - dichiara - affinchè possa giungere al Presidente della Regione Puglia e all’intera Giunta Regionale un indirizzo politico forte nella ridefinizione del sistema sanitario pugliese e possa essere valutata la possibilità della riattivazione dell’Azienda Ospedaliera Vito Fazzi prevedendo, eventualmente, le opportune sinergie con l’Università degli studi di Lecce alla luce anche della disponibilità di mostrata dal Magnifico Rettore e valutare l’ipotesi di istituire la Facoltà di Medicina”.
Stefano Mele

Thursday, June 01, 2006

Sceriffi ecologici in azione

da "il Paese Nuovo" del 1 giugno 2006


Sceriffi ecologici in azione. Oggi incontrano il Sindaco

Tornano in azione questa mattina gli sceriffi ecologici di Lecce, ovvero i ragazzini delle quinte classi elementari che partecipano al progetto promosso dall’Assessorato alle Poitiche Ambientali del Comune di Lecce per sensibilizzare i più piccoli, ma anche gli adulti, rispetto al tema della tutela ambientale.
Gli sceriffi saranno oggi in villa comunale dove, muniti di divisa, stelletta e matitone personalizzate, esporranno i loro prodotti didattici, distribuiranno ai cittadini dei volantini informativi sul tema della tutela ambientale e dalle 11.30 saranno protagonisti di un convegno dal titolo “Puliamo l’Ambiente: le fonti energetiche alternative”, al quale prenderanno parte il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, l’assessore all’Ambiente Eugenio Pisanò ed il coordinatore provinciale di Legambiente Maurizio Manna.
Gli sceriffi ecologici, che sono stati nominati nell’arco dello scorso anno scolastico, si sono occupati in questo arco di tempo, soprattutto di fonti energetiche rinnovabili, argomento che i bambini hanno affrontato in aula attraverso progetti curriculari e sul quale è andata a innestarsi la tematica attuale della proposta di educazione ambientale dello Sportello Scuola per l’Ambiente da tempo istituito presso l’Ufficio Ambiente.
Il progetto, fa sapere l’Assessorato alle Politiche ambientali, ha prioritariamente un valore educativo e si inserisce in un più ampio contesto di progettualità rivolta alla popolazione scolastica.
L’Ufficio ambiente ha infatti intrapreso da tempo un percorso di collaborazione con le scuole al fine di favorire lo sviluppo di una sensibilità civica tra le giovani generazioni in materia di sensibilizzazione in campo ambientale. Il progetto “Sceriffi Ecologici”, che è inserito in questo percorso, si ripete infatti per il terzo anno consecutivo fra l’entusiasmo dei bambini delle elementari.

La pizzica incanta anche l'Imam

da "il Paese Nuovo" del 1 giugno 2006

Una trasferta musical-diplomatica che ha dato i suoi frutti, con l’Orchestra della Taranta da un lato a incuriosire l’ospite e la delegazione provinciale guidata da Giovanni Pellegrino a stringere un legame d’amicizia fra il Salento e la Giordania. Culture distanti ma unite da alcune radici in comune. Entro l’estate una delegazione giordana giungerà a Lecce e poi a ottobre farà lo stesso anche l’Imam Ahmad Hleil
La pizzica incanta anche l'Imam
Pellegrino ad Amman getta un ponte con la Giordania: “Abbiamo radici comuni”

Incuriosisce e poi appassiona, alla seconda strofa suona già come un ritmo familiare; dalla Cina al medio oriente basta poco per conquistare il pubblico. Che si tratti di umili lavoratori, o venerati leader, la taranta pizzica e lo ha fatto anche lunedì scorso ad Amman, in Giordania, dove ancora una volta alle arcaiche espressioni culturali della classe contadina della nostra terra, rimaneggiate dall’orchestra (ridotta all’osso) diretta da Ambrogio Sparagna, è stato assegnato il compito di spianare la strada al dialogo tra popoli, culture e religioni diverse.
Nell’elegante cornice del terrazzo del Grande Hyatt hotel, per un pubblico selezionato, i musicisti hanno fatto vibrare i tamburelli del dialogo.
Certo, non una grande manifestazione di piazza come in Cina, una scelta dettata forse da misure di sicurezza contro eventuali atti di sabotaggio o peggio, o forse dall’esigenza di parlare con più tranquillità, con le persone che contano; comunque gli effetti sperati ci sono stati e grande soddisfazione per la riuscita dell’evento è stata espressa dal presidente della Provncia di Lecce, Giovanni Pellegrino, che in questi giorni è stato ad Amman, dove ha incontrato, fra gli altri, l’Imam Ahmad Hleil, che fino a pochi mesi fa ricopriva anche il ruolo di consulente del re di Giordania Abdullah II.
“Mi è sembrato molto importante - ha commentato Pellegrino - che in un luogo come il Grande Hyatt di Amman, colpito dal fondamentalismo islamico, la musica della taranta e gli echi della nostra musica tradizionale, abbiano fatto percepire agli ospiti giordani che nelle nostre culture ci sono radici comuni. Tutto ciò sottolineato dal fatto che una delle voci danzanti, che si chiama Enza Pagliara, è una donna dal fascino arabo ed è stata soprannominata la regina del deserto”.
Ma al di là della trasferta dei musicisti, che hanno il merito di aver fatto conoscere anche in Giordania la musica del Salento, è da sottolineare l’importanza storica dell’incontro della delegazione salentina guidata da Giovanni Pellegrino con le autorità giordane e in particolare con il ministro del Turismo giordano Munir Nassar, il vescovo Salim Sayagh e l’Imam Ahmad Hleil, “la massima autorità religiosa e giurisdizionale della Giordania - ha spiegato il Presidente della Provincia di Lecce - che ci ha illustrato a lungo una lettera del re della Giordania che sta facendo molto discutere il mondo giordano, essendo quasi un manifesto dell’Islam moderato che affida al recupero di un’ortodossia islamica la dimostrazione di una radice di tolleranza che fa parte dell’Islam”.
L’incontro fra Pellegrino e l’Imam è stato poi occasione per stringere un legame che porterà una delegazione giordana e lo stesso Imam nel Salento in occasione di un convegno dedicato a Francesco Gabrieli, lo studioso considerato il più grande arabista italiano del ventesimo secolo, e al quale è intitolato l’Istituto per l’Oriente di Roma .
“Ho annunciato all’Imam - ha dichiarato Pellegrino - il grande convegno che stiamo organizzando per ottobre su Francesco Gabrieli e l’ho invitato a partecipare. L’esponente giordano ha accolto l’invito, e ha dichiarato che manderà in anticipo suoi emissari per guidarci nel rapporto con la comunità sunnita del nostro territorio. Ho poi incontrato - ha aggiunto Pellegrino - il ministro del Turismo giordano Munir Nassar, e abbiamo scoperto che sulla comune eredità bizantina del Salento e della Giordania può innescarsi un discorso di reciproca utilità a fini turistici. E ancora, dall’incontro con il vescovo Salim Sayagh, ho avuto la conferma di quanto già mi era stato anticipato da monsignor Ruppi, cioè che la situazione della Chiesa cattolica in Giordania, pur presentando qualche problema, è di gra lunga migliore che in altri paesi musulmani”.
Proprio in Giordania, infatti, la chiesa Cattolica ha mostrato negli ultimi anni un’apprezzabile vitalità, garantita dal rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa, pur con tutte le difficoltà legate alla presenza di gruppi terroristici che il Re ha bollato come “eretici dell’Islam”, all’indomani degli attentati che hanno colpito tre alberghi di Amman, compreso quello dove la delegazione politico-musicale salentina ha fatto la sua comparsa. (s.m.)