Tuesday, June 06, 2006

L’idea in rosa dell’azienda che verrà

da "il Paese Nuovo" del 6 giugno 2006
L’idea in rosa dell’azienda che verrà
Benessere organizzativo, nell’Asl leccese le donne propongono un modello differente

Un’azienda efficiente perchè ben organizzata, che produce ottimi risultati, frutto del benessere fisico e psicologico dei dipendenti. Un’azienda modello insomma, rivoluzionaria perchè ai posti di comando sono quasi tutte donne, perchè i meriti vengono premiati senza pregiudizi di genere e il mobbing non esiste.
Si tratta dell’azienda che non c’è, ma sono in molte a credere che ci sarà.
Oggi a Lecce, con la partecipazione di Francesco Minichillo (esperto di Politiche attive del lavoro presso la Presidenza del Consiglio) si discute di “Benessere organizzativo nell’azienda sanitaria”, un’iniziativa che fa seguito al progetto provinciale “Rete di donne Rete di istituzioni”, ideato dalla Consigliera di Parità Serenella Molendini e subito sostenuto dall’assessore alle Pari opportunità della Provincia, Loredana Capone.
Un segno che quell’utopistica azienda, talmente lontana dal modello dominante da apparire quasi come una favoletta per bambine che sognano una società migliore, è un tema in agenda nel progetto politico delle poche donne al potere, anche in provincia di Lecce. A ben guardare quelle bambine sono tante, e anche tanto arrabbiate se è vero che loro, una parte così rilevante del personale, sono quotidianamente schiacciate da responsabilità importanti (al lavoro come fra le mura domestiche) e frustrate dal mancato riconoscimento per quegli sforzi straordinari che mai i superiori, maschi italici cento per cento, considerano degni di adeguata ricompensa e relativa promozione.
Sono tante e coscienti, sono “un movimento culturale”, come scrive Alain Touraine, e anche se non agiscono come movimento collettivo, ma come soggetti in lotta per liberare se stessi, stanno veramente picconando il sistema sociale al maschile e gradualmente, senza le forche della rivoluzione, riusciranno a defenestrare l’uomo dalla stanza dei bottoni. Il Convegno di oggi è una dimostrazione di forza: non solo ci siamo, ma siamo tante e arrabbiate, e inoltre abbiamo un’idea differente di azienda.
“Il 30 per cento del personale medico è donna, solo il 10 per cento fa carriera, nel senso che raggiunge cariche di prestigio, in Puglia una sola Asl ha una donna come direttore generale”. Questo è il quadro tracciato da Serenella Molendini, che considera questo stato dei fatti come diretta conseguenza di arcaici stereotipi, sedimentati in millenni di predominio maschile dei quali la donna ancora oggi paga le conseguenze.
“Questo non riguarda solo l’Asl - continua la Molendini - e basta osservare la nuova squadra di governo per capirlo”.
“I ministeri affidati alle donne sono, ad eccezione di quello della Sanità, tutti senza portafoglio: Pari opportunità, Famiglia, Giovani e riguardano compiti e responsabilità tutti in qualche modo inerenti al concetto di cura: ” uno stereotipo, insomma, che vuole la donna in posti di secondo piano, a badare alla famiglia, ai figli e ai malati fra le mura domestiche come fra quelle dei palazzi del governo.
Ma non è da lì che parte la trasformazione della società. Questa avviene nei luoghi di lavoro e nelle case, quelle in cui il marito si prende cura dei figli mentre la moglie fa il manager, in quegli uffici pubblici di periferia dove le donne propongono nuovi modelli organizzativi non per rivendicare uguaglianza, ma al contrario per sottolineare la propria differenza e quella del proprio progetto, rispetto al fallimentare modello vigente.
Diverse relazioni personali, diverso rapporto con i dirigenti, diversa concezione del lavoro: l’azienda che non c’è, appunto. Perchè quella che c’è le donne la conoscono bene, ed è quella nella quale manca un equo trattamento retributivo e un’equa offerta di opportunità di crescita e miglioramento, quella in cui il mobbing è all’ordine del giorno e le risorse umane sono vituperate anzichè valorizzate.
“Il benessere organizzativo - dichiara a tal proposito Loredana Capone - può promuovere un adeguato grado di benessere fisico e psicologico ed alimentare in modo positivo la convivenza sul luogo di lavoro. Come ormai da tempo accade nel settore privato, anche le amministrazioni pubbliche considerano la valorizzazione delle risorse umane come premessa per un concreto salto di qualità verso l’efficienza dell’intero sistema”.
Stefano Mele

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