SEGNI DELLA MASSONERIA FUORI E DENTRO I PALAZZI LECCESI
Fra i meandri del Barocco leccese, sulle facciate e negli angoli di antichi palazzi e perfino fra i tetti delle case, la storia racconta di un’antica ma ancora viva tradizione massonica che è nel Dna della Terra d’Otranto. I simboli della Libera Muratoria sono talmente evidenti che, come spesso accade, diventano invisibili agli occhi dell’osservatore distratto che mai si sofferma ad ascoltare quello che la città racconta attraverso la pietra. Se a Lecce c’è un luogo in cui è possibile cercare aiuto per orientarsi in questo universo di segni misteriosi, questo è lo studio del professore Mario De Marco: giornalista, critico d’arte, storico, filosofo, e soprattutto orgoglioso massone. Circondato da libri, scartof
Su un muro esterno del palazzo Lopez y Royo, la prima casa massonica nata a Lecce nel 1805, oggi sede dell’Istituto per i Ciechi, ritornano due chiari simboli massonici: il compasso e il filo a piombo. Non solo, De Marco sa bene che volgendo le spalle al portone di quel palazzo e alzando lo sguardo al ci
Magistrati, avvocati, funzionari e frequentatori del Palazzo di Giustizia di Lecce forse non sanno che davanti al loro naso, sul prospetto dell’Istituto d’Arte G. Pellegrino, in viale De Pietro, la massoneria ha lasciato altre (ma non uniche) inequivocabili tracce, altre prove della sua presenza e del suo potere in città. Un potere talmente forte da essere capace di resistere nei secoli alle persecuzioni della chiesa cattolica e a quelle del fascismo, inflessibile (come tutti i totalitarismi) nei confronti degli appartenenti alle Logge, considerati oppositori del regime.
La massoneria appare come una creatura a due facce, un po’ come viene descritto il Baphomet: da un lato l’immagine di una cerchia di uomini colti, “tesi alla ricerca razionale e intuitiva dei simboli e del loro significato esoterico”, intenti a edificare un solido tempio interiore con gli strumenti della conoscenza antidogmatica; dall’altro lato, non mancano, come in ogni umana istituzione, affaristi e arraffoni unicamente interessati al proprio tornaconto, al miglioramento della propria condizione e non a quello dell’uomo e della società. “Tuttavia - Dice De Marco – certi episodi riguardanti la Massoneria lasciano sconcertati e perplessi, e questo è il caso della P2 e del suo Venerabile Maestro Licio Gelli, che si trovò invischiato in oscure trame di interessi e di politica, che nulla avevano a che fare con la tradizione e l’insegnamento Liberomuratorio. E’ ovvio, quindi, che all’esterno l’immagine della massoneria venisse offuscata e guardata con sospetto, ma l’Istituzione ha saputo liberarsi di gente di tal fatta, considerata, pertanto, come apostata dell’iniziazione.
Val la pena ricordare – aggiunge – che il Massone deve credere in Dio e nell’immortalità dell’anima, che giura di rispettare la Costituzione e le leggi che ad essa si confor
A sentire Mario De Marco i massoni a Lecce sono molti di più di quanti si possa immaginare e, infatti, come documentato dallo stesso De Marco in un suo recente volume (Storia della massoneria di terra d’Otranto) le logge leccesi in attività sono ben sette se si considerano solamente quelle che fanno riferimento al Grande Oriente d’Italia: la Loggia “Liberi e Coscienti”, la “Giuseppe Libertini”, la “W. A. Mozart”, la Loggia “Hermes”, la “Antonio De Curtis”, la Loggia “Atanor” e la Loggia “Ars Regia”. A queste vanno aggiunte, poi, quelle obbedienti a Palazzo Vitelleschi e quelle femminili. Sull’identità degli iscritti alle logge vige un certo riserbo, anche se questa è, secondo De Marco (che tra pochi mesi darà alle stampe un volume dove si troveranno i profili biografici e massonici di ben 1000 salentini), una peculiarità tutta italiana, perché “l’Italia è ancora un feudo della chiesa Cattolica e nel nostro Paese vige ancora l’Ancient Regime”. La segretezza, quindi, non sarebbe una prescrizione dello “Ius massonico”, bensì una scelta dei singoli massoni (molti dei quali sono personaggi pubblici o ricoprono ruoli di rilievo nella società) che non rivelano volentieri la propria adesione alla Libera Muratoria perchè lo ritengono in qualche modo sconveniente e preferiscono non esporsi. La Procura della Repubblica di Lecce possiede tuttavia, come precisa De Marco, gli elenchi degli iscritti alle logge, che quindi non hanno più nulla di segreto se non le attività rituali che si svolgono nel chiuso del tempio. Il mistero, però, rimane, ed è forse proprio questo che consente alla Libera Muratoria di suscitare ancora sentimenti contrastanti che vanno dal profondo disprezzo di molti “profani” che vedono nella massoneria un potere malvagio implicato nei capitoli più oscuri della storia italiana (per rimanere in Italia), alla grande devozione verso ideali e principi di natura morale e metafisica. Rivolti, per usare le parole del professore Mario De Marco, ai “principi di libertà, fraternità e uguaglianza nonché al miglioramento di ognuno per il bene proprio, dell’umanità e a onore e gloria del Grande Architetto dell’Universo”.