Saturday, April 08, 2006

Liste d'attesa, l'Asl corre ai ripari



da "il Paese Nuovo" del 8 aprile 2006

Liste d'Attesa, l'Asl corre ai ripari
Vendola mette in riga i manager e l'Azienda sanitaria leccese presenta un programma. I Cup diventano tre

Datevi una mossa per dimezzare le liste d’attesa oppure tutti a casa.
Sicuramente i termini utilizzati da Vendola non erano proprio questi, ma quando qualche giorno fa ha convocato i direttori generali delle Asl pugliesi, il presidente della Regione Puglia ha chiesto risultati concreti, pena la sollevazione dall’incarico dei dirigenti.
L’Asl di Lecce non ha tardato a dare una risposta e dopo due giorni di riunioni, con la partecipazione dei dirigenti dell’Asl leccese, è venuto fuori un programma: l’obiettivo è il dimezzamento delle liste d’attesa entro la fine dell’anno, così come era stato richiesto da Vendola.
“Il problema non è solo tecnico - ha spiegato ieri Trianni alla stampa - un’attesa eccessiva per ottenere una prestazione ambulatoriale diventa un problema sociale”.
Parte del problema è risolvibile attraverso il “day service”, una modalità erogativa di prestazioni ambulatoriali integrate. Il paziente, cioè, potrà ottenere prestazioni collegate fra loro nella stessa giornata, non solo, ma anche le prenotazioni potranno essere effettuate nello stesso momento: “Il cittadino - ha spiegato Trianni - non deve girovagare attraverso vari punti di prenotazione, tutto il pacchetto delle prestazioni collegate fra loro devono poter essere prenotate in un unico momento”.
Aumenteranno, inoltre, i centri in cui sarà possibile effettuare le prenotazioni: “Ci saranno investimenti informatici - ha annunciato Trianni - affinchè ogni punto di erogazione abbia anche un servizio di prenotazione”.
L’altra grande novità riguarda i rapporti con i privati: “Proporremo ai privati - ha spiegato il direttore generale della Lecce1 - di inserire nel nostro Cup il loro stock di prestazioni, ci sarà un confronto con le strutture private accreditate per inserirle nel Cup, sempre rispettando i tetti fissati dalla Regione”.
Quanto alla libera professione aziendale, gli “intramenia”, sarà creato un Cup separato, così come accadrà per le prestazioni di Senologia per le quali sarà istituito un apposito “Cup Senologico”.
Oltre alla divisione fra Cup aziendale, Cup Senologico e Cup della libera professione, l’Asl si impegna a regolare in modo più razionale l’accesso all’offerta attraverso una gestione più efficace delle agende. Si prevede, fra l’altro, la verifica telefonica della conferma della prenotazione.
Parallelamente a questi interventi si provvederà a potenziare, come già detto, le infrastrutture informatiche nelle strutture erogatrici, adeguandole agli standard europei.
In linea generale le priorità individuate nel programma sono quattro: arrivare a un “governo clinico” della domanda, migliorare la regolazione dell’accesso all’offerta, ottimizzare la “produzione” dei servizi, contrastare gli abusi nell’accesso.
Quest’ultimo punto, in particolare, presuppone una collaborazione attiva da parte dei medici di base, i quali saranno collegati informaticamente con gli ospedali, in modo da consentire la prenotazione anche dallo studio del medico. Perchè questo meccanismo funzioni, però, bisognerà impegnarsi a raggiungere l’obiettivo dell’ “appropriatezza delle prescrizioni”.
Fino a questo momento, comunque, qualcosa è stato fatto: “Abbiamo già potenziato Endocrinologia - ha sottolineato Trianni - e presto faremo lo stesso con Dermatologia”. Rimane poi un principio di fondo, che è quello di garantire accessi differenziati per priorità cliniche: i casi più gravi, in pratica, avranno priorità rispetto alle semplici visite di controllo, e anche sulla base della patologia.
Per ottimizzare maggiormente le prestazioni erogate si cercherà inoltre un collegamento più stretto fra le due Asl, per ora solo annunciato dallo stesso Trianni.
Stefano Mele

Friday, April 07, 2006

Fallimento, "vedi anche Governo italiano"

da "il Paese Nuovo" del 7 aprile 2006
Fallimento, "vedi anche Governo italiano"
Sinistra e web, fra blog e mailing list la comunicazione su temi politici ha esiti imprevedibili

Digitando come parola chiave “buffone” su Google, uno dei motori di ricerca più utilizzati al mondo, il primo sito web verso il quale si viene indirizzati titola “Silvio Berlusconi” (provare per credere). E ancora, digitando la parola “fallimento”, sarete indirizzati dal motore di ricerca a “Governo italiano - il Presidente del Consiglio dei Ministri”, il sito web ufficiale del governo.
La comunicazione sul web ha spesso esiti imprevedibili, ma il “popolo della sinistra” sembra padroneggiare lo strumento. La rete offre spunti e opportunità per comunicare enormi, basta un po’ di creatività e utilizzare gli accorgimenti giusti: in pochi minuti è possibile creare una pagina web, in modo completamente grautuito, poi ci vogliono i contenuti, ma soprattutto è necessario divulgarli. Come si fa? Si invia una mail a tutti i propri contatti (amici, colleghi, ma anche mezzi di informazione) invitando i destinatari a fare lo stesso. In pochi minuti, se il messaggio inoltrato è interessante, lo leggeranno centinaia di persone, dopo qualche ora saranno migliaia, e così via.
Le informazioni rimbalzano in questo modo fra gli utenti della rete, un singolo blog (diario on line) viene visitato da migliaia di navigatori e i motori di ricerca, di riflesso, lo segnalano ai primi posti delle graduatorie di pertinenza corrispondenti a determinate parole chiave.
Un dato interessante, anche da un punto di vista sociologico, è che sulla rete esistono migliaia, forse centinaia di migliaia di pagine web dedicate, nel bene e nel male, a Silvio Berlusconi, ma soprattutto nel male: migliaia di cittadini, la maggior parte dei quali non fa politica, nel senso che non sono tesserati ad alcun partito, diffondono informazioni dettagliate sui processi subiti dal leader di Forza Italia, realizzano e pubblicano manifesti e locandine con fotomontaggi umoristici che raffigurano il premier (è noto quello con il volto di Berlusconi sul corpo di Napoleone) e soprattutto se ne fregano del “politically correct”, non temono di perdere il sostegno degli elettori moderati. Lo stylist “Luggio”, sul blog “Theboozers”, pubblica la foto di una t-shirt che ha realizzato personalmente: “Meglio coglioni che Berlusconi” si legge sulla maglietta.
Esplorando i blog locali, realizzati cioè da giovani salentini, si scoprono affermazioni esilaranti: “I coglioni di Frigole si svegliano e si indignano”, si legge su “frigole.splinder.com”. Piero Siffiero, al secolo Piero Maruccia, sul suo blog “volatili per diabetici” azzarda anche delle riflessioni politiche su questa campagna elettorale: “Per quanto riguarda Silvio...beh che dire? A furia di sentirlo parlare e sentire ogni due secondi le parole percento e sinistra...mi sta convincendo...potrei votarlo”.
Auanasse, sul suo blog “Mamma li turchi”, all’indirizzo “bloggers.it/Auanasse” ci informa invece che ogni volta che sente parlare Bene di Berlusconi si “incazza come una iena”.
Tornando a Google è da segnalare anche il risultato della ricerca con le parole chiave “blog Berlusconi”: il primo link segnalato ha un titolo emblematico: “Io odio Berlusconi”. Sembra insomma che le vicende giudiziarie e politiche del Presidente del Consiglio siano fra gli argomenti più gettonati in quel mondo misterioso del web “fai da te”. Su ogni singolo “post” (argomento del giorno sul blog) si aprono a volte dibattiti lunghissimi, spazi virtuali all’interno dei quali i navigatori comunicano il proprio dissenso o la propria adesione rispetto all’argomento proposto. Il risultato è sorprendente, si aprono lunghe discussioni sui temi più vari e in alcuni casi nascono movimenti di opinione. Il blog di Beppe Grillo, ad esempio, è uno dei più visitati in Italia, forse il più visitato. Persino alcuni parlamentari cercano visibilità su quel blog, inviando commenti e in alcuni casi aprendo discussioni, come ha fatto Antonio Di Pietro. Sul blog il comico genovese sta portando avanti un campagna denominata “parlamento pulito”, invitando a non votare per partiti che hanno candidato persone condannate in via definitiva. L’elenco dei nominativi è disponibile su “beppegrillo.it”. Romano Prodi, invece, non è riuscito a utilizzare al meglio le potenzialità offerte dal blog come canale di comunicazione politica, dopo aver creato una sua pagina web personale, infatti, non si è proccupato di riempirla di contenuti. Il tentativo è fallito dopo la pubblicazione di due post, uno il 16 e l’altro il 28 febbraio scorsi.
Stefano Mele


Thursday, April 06, 2006

Racket e usura, fenomeno in calo nel Salento

da "il Paese Nuovo" del 6 aprile 2006

Racket e usura, fenomeno in calo nel Salento
Mai abbassare la guardia. Contro il racket e l’usura serve il pugno di ferro, ma anche l’ascolto dei commercianti e dei piccoli imprenditori, che spesso hanno timore di denunciare situazioni di illegalità alle forze dell’ordine.
L’Associazione antiracket di Lecce, in collaborazione con altre associazioni, ha pensato di somministrare dei questionari per acquisire dati utili sullo stato del racket delle estorsioni e dell’usura in sei comuni della Provincia.
I risultati fanno ben sperare e sono stati illustrati ieri mattina in Prefettura, alla presenza del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano.
Quello che emerge è che rispetto agli anni precedenti (cinque sei anni addietro) la percentuale degli imprenditori vittima del racket è scesa dal 92% al 4%. Questo è dovuto al duro colpo subito dalla Sacra corona unita e al controllo serrato del territorio da parte delle forze dell’ordine.
Non significa che il fenomeno è stato debellato. Dai questionari compilati in forma anonima da 300 imprenditori di Campi, Guagnano, Squinzano, Monteroni, Calimera e Martano sono venute fuori anche informazioni preziose per gli inquirenti, delle vere e proprie denunce in forma anonima che consentiranno di risalire agli autori di reati di questo genere. Qualcuno non si è limitato infatti a compilare il questionario, ma ha allegato a questo altre informazioni, facendo riferimento a casi specifci di estorsione.
Carlo Miccoli, presidente dell’Associazione antiracket di Lecce, ha spiegato che “tutti gli imprenditori hanno reagito con entusiasmo a questa iniziativa, dimostrando un impegno a combattere questo tipo di fenomeni”.
A rendere questa sperimentazione efficace c’è da un lato l’impegno della Guardia di Finanza che ha aiutato a redigere i questionari, ma anche le modalità attraverso le quali sono stati somministrati e successivamente prelevati, dopo alcuni giorni. Il questionario di quattro pagine, in busta chiusa, è stato depositato dallo stesso commerciante dentro un’urna sigillata, proprio per garantire la massima tutela dell’anonimato. Poi le urne sono state aperte alla presenza delle forze dell’ordine e si è potuto procedere alla rilevazione dei dati. Secondo Mariantonietta Gualtieri, che ha seguito in prima persona tutte le fasi del progetto, bisogna riflettere su come è cambiato il racket e l’usura: “Adesso - ha spiegato - non ci sono più le organizzazioni mafiose forti, ma singoli criminali. Poi è cambiato il tipo di richiesta, molto spesso non si chiede denaro a scadenza periodica, come avveniva prima. A volte il criminale si rifiuta di pagare la merce, vantando amicizie pericolose o passando direttamente alle minacce di morte, in altri casi si impongono ai commercianti determinati fornitori”.
“L’associazione - ha commentato ancora Mariantonietta Gualtieri - è un cuscinetto fra l’imprenditore e le istituzioni. Attraverso il rapporto diretto riusciamo a guadagnarci la fiducia di queste persone, che poi ci contattano se hanno qualcosa da segnalare, o anche semplicemente per ringraziarci”.
L’obiettivo, ora, è quello di ripetere questo tipo di rilevazione anche in altri Comuni, con l’aiuto delle associazioni presenti sul territorio: Associazione calimerese esercenti e artigiani, associazione Vivere insieme di Casarano, e l’Associazione Contro la cultura mafiosa di Trepuzzi. A tale scopo sarà creato un coordinamento per riusicre a monitorare l’intero territorio salentino.
Stefano Mele

Wednesday, April 05, 2006

Welfare, l'intesa del Grande Salento



da "il Paese Nuovo" del 5 aprile 2006

Welfare, l'intesa del Grande Salento
Siglato ieri il protocollo sulle politiche sociali dagli assessori delle tre Province

Una svolta nelle politiche sociali. Passa anche attraverso il welfare la costruzione del Grande Salento e si comincia da un protocollo d’intesa, che gli assessori alle politiche sociali delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto (Salvatore Capone, Ada Spina e Stefano Fabiano), hanno firmato ieri mattina nella sede della Provincia di Taranto.
E’ un ulteriore tassello del progetto di fondo, quello di realizzare l’auspicata sinergia fra soggetti pubblici e privati dell’area jonico salentina per programmare insieme, strategicamente, un piano complessivo di sviluppo del territorio in questione.
Il progetto comincia così a delinearsi, e anche se in maniera ancora piuttosto generica, l’intesa fra i tre assessorati serve a porre le basi per le future azioni integrate di politica socio-economica che si intendono mettere in campo.
Il contesto è quello di un’area fortemente penalizzata dalla recessione industriale che ha aggravato le debolezze strutturali dell’economia salentina; ultraquarantenni esclusi dai cicli produttivi, intere fasce di popolazione condannate alla marginalità sociale, nuovi poveri.
Ma sviluppare le politiche sociali significa definire e realizzare politiche di formazione, assistenza, sanità, lavoro, casa, mobilità, cultura. Occorrono prima di tutto idee, come si legge nel Protocollo “attorno alle quali costruire una possibile coesione sociale quale elemento insostituibile per garantirci reali possibilità di governo delle trasformazioni in atto”.
La preoccupazione più grande è quella di recuperare gli esclusi e di favorire, allo stesso tempo, l’inclusione, l’ingresso nel mercato del lavoro, per i tanti disoccupati, giovani e non, che rischiano di precipitare nella fascia di povertà relativa o assoluta. Gli sforzi, in particolare, si dovranno concentrare prevalentemente nelle aree di Martina Franca e nel sud Salento, come è scritto a chiare lettere nel Protocollo.
Tra le strategie proposte nel documento c’è anche l’introduzione del “reddito minimo d’inserimento”, che insieme alle agevolazioni fiscali per la piccola imprenditoria dovrebbe innescare un processo di coesione sociale, riducendo le differenze fra i cittadini benestanti e quelli senza reddito o con reddito insufficiente a garantirsi un’esistenza serena.
Integrare le politiche del welfare significa, come è spiegato nel protocollo, “avviare la concertazione delle risorse strutturali”, utilizzare cioè le risorse in modo strategico, meno disordinato, senza creare inutili doppioni.
L’intesa punta a una concertazione che coinvolga più attori del sistema sociale: il pubblico, l’impresa, il terzo settore, le famiglie e le reti informali e questo per rispondere a un’esigenza di collaborazione fra istituzioni e imprese, quelle del privato sociale, in questo caso, senza l’aiuto delle quali, evidentemente, lo Stato non riesce più a garantire servizi sociali di qualità.
A questi attori le istituzioni chiedono aiuto per affrontare il disagio sociale che investe individui di tutte le età: i minori costretti a lavorare, i disoccupati, soggetti a rischio come ex detenuti e gli ex tossicodipendenti nei cui confronti , si legge nel Protocollo, è necessario promuovere interventi formativi, di reinserimento lavorativo, oltre che attivare misure di sostegno economico di tipo non meramente assistenziale.
Gli obiettivi strategici sono chiari: promuovere e sostenere politiche di inclusione sociale per chi si trova in condizioni di forte svantaggio; politiche di prevenzione del rischio di esclusione sociale per quei segmenti che sono o possono essere colpiti dai processi di cambiamento e di innovazione della dinamica economica e sociale; una strategia orientata alla tutela della salute e del benessere in considerazione dei fabbisogni delle diverse categorie sociali; una politica orientata a prevenire i rischi sanitari e le malattie.
Realizzare questi obiettivi implica anche la creazione di nuovi posti di lavoro, bacini d’impiego per nuove figure professionali. Nuovi lavoratori che avranno l’opportunità di acquisire le opportune competenze attraverso specifici interventi formativi che la Regione finanzierà con i fondi previsti dalla pianificazione strategica 2007-2013. La Regione dovrà anche regolare i rapporti fra Enti locali e soggetti del terzo settore, fornendo le linee guida per l’affidamento, a questi ultimi, dei servizi che rientrano nell’ambito delle varie pianificazioni di zona.
Lo strumento del quale i tre Assessorati so sono dotati per programmare gli interventi sociali è il “Piano di Azione Programmatico Interprovinciale per le azioni di politica sociale”, sul cui stato di attuazione i tre assessori si confronteranno periodicamente e che non potrà non tener conto dei singoli Piani Sociali di zona.
Tra le iniziative programmatiche non si esclude la creazione di un’Agenzia per la pianificazione sociale con una valenza culturale, formativa e di assistenza tecnica, sempre con il coinvolgimento dei soggetti del mondo del volontariato e del terzo settore, per la cui promozione si pensa di realizzare iniziative comunicative con periodicità annuale.
Saranno inoltre attivati percorsi formativi per la formazione di manager del welfare, sarà costituita una rete di “sportelli per l’inclusione sociale”, verrà elaborato un “Piano di interventi” finalizzati all’integrazione dei disabili nelle cooperative di tipo B e sarà costituito, inoltre, un “Gruppo di lavoro permanente” per valutare l’efficacia, l’efficienza, la qualità dei risultati e dei processi di attuazione degli interventi pubblici avviati dalle tre Province.
“Possiamo realizzare tutto questo - ha commentato Salvatore Capone - mettendo in sinergia competenze e soggeti diversi con una integrazione delle diverse politiche nei settori della formazione, assistenza, sanità, lavoro, casa e cultura. Con questo protocollo d’intesa tra le Province abbiamo avviato un altro percorso importante per la realizzazione del Grande Salento”.
Stefano Mele

Tuesday, April 04, 2006

Affitti, parrocchie e fognatura: ecco i contributi regionali



Affitti, parrocchie e fognatura: ecco i contributi regionali

La Regione Puglia ha stanziato negli ultimi giorni contributi finanziari per milioni di euro a sostegno dei Comuni, per completare le reti di fognatura bianca, per sostenere le famiglie che vivono in affitto e per gli impianti sportivi delle parrocchie.
A sottolineare l’importanza di questi interventi finanziari è il presidente del gruppo regionale dei Democratici di sinistra, Antonio Maniglio.
Alle parrocchie del Salento arriveranno oltre 2 milioni e 900mila euro; per le famiglie che pagano l’affitto, invece, la Regione ha stanziato circa 375mila euro, fondi che si andranno a sommare a quelli già stanziati dai singoli Comuni che hanno deciso di destinare una quota del loro bilancio a questo scopo.
I finanziamenti più importanti, però, sono probabilmente quelli che la giunta regionale ha deliberato per completare le reti di fognatura bianca, un’operazione che, ha commentato Maniglio, servirà a rendere più civile, anche sotto il profilo igienico-ambientale, il nostro territorio.
“Ai 35 comuni già inseriti nella prima graduatoria - ha spiegato Maniglio - si aggiungono altri sette comuni (Tiggiano, Salve, Specchia, Presicce, Marciano, Lequile)”. A beneficiare di questo finanziamento saranno quindi 42 Comuni del Salento e 103 in tutta la Puglia, con un investimento complessivo di 214 milioni di euro.
Da dove provengono i fondi destinati alle fogne bianche? Secondo Forza Italia non bisogna ringraziare la giunta Vendola, che di fatto ha deliberato questi finanziamenti il 31 marzo 2006. “La giunta Vendola - ha commentato il capogruppo regionale di Forza Italia, Rocco Palese - ha riadottato quello che la giunta Fitto aveva stabilito con delibera n. 635 del 19 aprile 2005”.
Quei soldi insomma, ha inteso precisare Palese, provengono dalla giunta Fitto e dal governo Berlusconi.
“E’ incredibile - ha aggiunto Palese - quanto la demagogia e la campagna elettorale possano influenzare l’operato di questa Giunta. Addirittura tanto da far dimenticare a Vendola e ai suoi di aver criticato e stigmatizzato l’uso del fondo intersettoriale (lo usano per fini elettorali) e di aver espresso più volte anche dubbi sulla sua legittimità. Oggi, a pochi giorni dalle elezioni, usano quello e la rimodulazione di una delibera Cipe, spacciando fondi rinvenienti dalla Giunta Fitto e dal Governo Berlusconi come un miracolo, frutto della buona amministrazione della sinistra”.
Per capire veramente a chi attribuire il merito Palese ha invitato a rivedere le delibera n. 635 del 19 aprile 2005 dalla quale secondo lo stesso Palese provengono 138 milioni di euro; 6,6 milioni di euro, ha spiegato ancora l’ex assessore al Bilancio della Giunta Fitto, sono la quota regionale di cofinanziamento della Misura 1.1 del Por Puglia 2000-2006; 37,9 milioni di euro erano stati concessi dalla Comunità europea, come cofinanziamento per l’attuazione della stessa Misura.
Palese ha poi attaccato l’assessore Onofrio Introna, che ha promesso di reperire ulteriori fondi, operazione che, sostiene Palese, sarà attuata rimodulando una delibera Cipe, con fondi stanziati dal Governo Berlusconi.
Tutti i fondi regionali (138 milioni di euro) invece, proverrebbero dal fondo intersettoriale, creato dalla Giunta di Fitto utilizzando l’avanzo di amministrazione 2005, “un fondo - ha commentato ancora Palese - sul quale la sinistra ci ha bersagliati di interrogazioni accusandoci di farci campagna elettorale con i soldi della Regione”. (s.m.)

da "Il Paese Nuovo" del 4 aprile 2006

Saturday, April 01, 2006

"Sanità, il Sud finanzia il Nord"






"Sanità, il Sud finanzia il Nord"
D'Alema Ieri nel Salento per presentare il suo programma. Anche all'Oncologico

da "Il Paese Nuovo" del 1 Aprile 2006

Una giornata tutta salentina, quella di ieri, per Massimo D’Alema. Ha incontrato i cittadini presso il mercato settimanale di Lecce, poi gli operatori dell’agricoltura al President, ha raggiunto Nardò, Copertino, Martano; in serata ha anche tenuto un comizio a Gallipoli. Fra i numerosi appuntamenti D’Alema ha trovato il tempo di incontrare, al Polo oncologico del Fazzi, i medici e gli operatori dell’azienda ospedaliera,un’occasione, per i lavoratori e per il manager, per discutere delle difficoltà che soffocano la sanità pubblica con un esponente politico che in un probabile governo di centrosinistra occuperà sicuramente un ruolo di punta.
"Abbiamo bisogno di forti investimenti - ha dichiarato ieri il direttore generale dell’Asl Lecce1 - il Fazzi necessita di una profonda ristrutturazione, dovrebbe essere sede di ricerca e didattica, ha bisogno di tecnologia e attrezzature, la cui carenza è il principale motivo che spinge i salentini ad andare al nord per ottenere prestazioni sanitarie adeguate. La speranza - ha aggiunto Trianni - è che da questa competizione elettorale vengano fuori nuovi gruppi dirigenti in grado di soddisfare queste aspettative".
Secondo Massimo D’Alema il governo Berlusconi ha fatto ben poco per colmare il gap Nord-Sud, e più in generale per sostenere la sanità pubblica: "Tra i paesi ricchi - ha dichiarato D’Alema - siamo uno di quelli che spende di meno per sostenere il sistema sanitario pubblico. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esaltazione del privato".
"Giorni fa - ha aggiunto il presidente dei Ds - il governo ha ripartito i fondi per la ricerca oncologica: non un euro è andato a sud di Roma". Il gap, in questo modo non può che aumentare e la situazione diventa paradossale: "Nel 2005 un milione di meridionali sono andati a farsi curare al nord, con una spesa elevatissima da parte delle Regioni. Accade così - ha commentato D’Alema - che le regioni più povere finanziano la sanità di quelle più ricche".
Le cose sarebbero potute andare diversamente secondo D’Alema, se solo Storace non avesse insabbiato il progetto di legge sulle strutture sanitarie del Mezzogiorno che lo stesso D’Alema aveva elaborato allo scadere del suo mandato; un progetto, ha chiarito il presidente dei Ds, che rientra nel programma di governo del centrosinistra e che prevede la creazione di una commissione tecnica di alto livello per orientare le politiche sanitarie, finanziamenti per fornire alla sanità pubblica nuove tecnologie e nuove strutture, soprattutto nel Sud, formazione del personale.
"Impegnare denaro pubblico nella sanità - ha motivato D’Alema - non è una spesa, ma un investimento, perchè è uno dei settori in grado di produrre ricchezza, un indotto che conta due milioni di occupati".
Di fondi pubblici, in effetti ne occorreranno molti, solo per saldare i debiti. "In Puglia - ha ricordato il vice presidente della Regione, Sandro Frisullo - Fitto ci ha lasciato un’eredità pesante di 440 milioni di debito nel 2005 e un piano di riordino ospedaliero che ha depotenziato gli ospedali minori scaricando tutta la domanda sul Fazzi".
Ieri, intanto, si è riunito presso l’Assessorato Regionale alle Politiche della Salute il Comitato Permanente Regionale per la Medicina Generale per avviare la trattativa sul contratto di lavoro. La Regione ha comunicato di aver impegnato 40 milioni e 600mila euro per lo sviluppo delle cure primarie. Di questi 18 milioni serviranno per l’assunzione del personale, cinque per i progetti di prevenzione del rischio cardiovascolare, otto per migliorare gli standard organizzativi e 9,6 milioni per incentivare l’associazionismo. Il piano economico è stato già sottoscritto dalle organizzazioni sindacali.

Stefano Mele