D'Alema Ieri nel Salento per presentare il suo programma. Anche all'Oncologico
da "Il Paese Nuovo" del 1 Aprile 2006
Una giornata tutta salentina, quella di ieri, per Massimo D’Alema. Ha incontrato i cittadini presso il mercato settimanale di Lecce, poi gli operatori dell’agricoltura al President, ha raggiunto Nardò, Copertino, Martano; in serata ha anche tenuto un comizio a Gallipoli. Fra i numerosi appuntamenti D’Alema ha trovato il tempo di incontrare, al Polo oncologico del Fazzi, i medici e gli operatori dell’azienda ospedaliera,un’occasione, per i lavoratori e per il manager, per discutere delle difficoltà che soffocano la sanità pubblica con un esponente politico che in un probabile governo di centrosinistra occuperà sicuramente un ruolo di punta.
"Abbiamo bisogno di forti investimenti - ha dichiarato ieri il direttore generale dell’Asl Lecce1 - il Fazzi necessita di una profonda ristrutturazione, dovrebbe essere sede di ricerca e didattica, ha bisogno di tecnologia e attrezzature, la cui carenza è il principale motivo che spinge i salentini ad andare al nord per ottenere prestazioni sanitarie adeguate. La speranza - ha aggiunto Trianni - è che da questa competizione elettorale vengano fuori nuovi gruppi dirigenti in grado di soddisfare queste aspettative".
Secondo Massimo D’Alema il governo Berlusconi ha fatto ben poco per colmare il gap Nord-Sud, e più in generale per sostenere la sanità pubblica: "Tra i paesi ricchi - ha dichiarato D’Alema - siamo uno di quelli che spende di meno per sostenere il sistema sanitario pubblico. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esaltazione del privato".
"Giorni fa - ha aggiunto il presidente dei Ds - il governo ha ripartito i fondi per la ricerca oncologica: non un euro è andato a sud di Roma". Il gap, in questo modo non può che aumentare e la situazione diventa paradossale: "Nel 2005 un milione di meridionali sono andati a farsi curare al nord, con una spesa elevatissima da parte delle Regioni. Accade così - ha commentato D’Alema - che le regioni più povere finanziano la sanità di quelle più ricche".
Le cose sarebbero potute andare diversamente secondo D’Alema, se solo Storace non avesse insabbiato il progetto di legge sulle strutture sanitarie del Mezzogiorno che lo stesso D’Alema aveva elaborato allo scadere del suo mandato; un progetto, ha chiarito il presidente dei Ds, che rientra nel programma di governo del centrosinistra e che prevede la creazione di una commissione tecnica di alto livello per orientare le politiche sanitarie, finanziamenti per fornire alla sanità pubblica nuove tecnologie e nuove strutture, soprattutto nel Sud, formazione del personale.
"Impegnare denaro pubblico nella sanità - ha motivato D’Alema - non è una spesa, ma un investimento, perchè è uno dei settori in grado di produrre ricchezza, un indotto che conta due milioni di occupati".
Di fondi pubblici, in effetti ne occorreranno molti, solo per saldare i debiti. "In Puglia - ha ricordato il vice presidente della Regione, Sandro Frisullo - Fitto ci ha lasciato un’eredità pesante di 440 milioni di debito nel 2005 e un piano di riordino ospedaliero che ha depotenziato gli ospedali minori scaricando tutta la domanda sul Fazzi".
Ieri, intanto, si è riunito presso l’Assessorato Regionale alle Politiche della Salute il Comitato Permanente Regionale per la Medicina Generale per avviare la trattativa sul contratto di lavoro. La Regione ha comunicato di aver impegnato 40 milioni e 600mila euro per lo sviluppo delle cure primarie. Di questi 18 milioni serviranno per l’assunzione del personale, cinque per i progetti di prevenzione del rischio cardiovascolare, otto per migliorare gli standard organizzativi e 9,6 milioni per incentivare l’associazionismo. Il piano economico è stato già sottoscritto dalle organizzazioni sindacali.
"Abbiamo bisogno di forti investimenti - ha dichiarato ieri il direttore generale dell’Asl Lecce1 - il Fazzi necessita di una profonda ristrutturazione, dovrebbe essere sede di ricerca e didattica, ha bisogno di tecnologia e attrezzature, la cui carenza è il principale motivo che spinge i salentini ad andare al nord per ottenere prestazioni sanitarie adeguate. La speranza - ha aggiunto Trianni - è che da questa competizione elettorale vengano fuori nuovi gruppi dirigenti in grado di soddisfare queste aspettative".
Secondo Massimo D’Alema il governo Berlusconi ha fatto ben poco per colmare il gap Nord-Sud, e più in generale per sostenere la sanità pubblica: "Tra i paesi ricchi - ha dichiarato D’Alema - siamo uno di quelli che spende di meno per sostenere il sistema sanitario pubblico. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esaltazione del privato".
"Giorni fa - ha aggiunto il presidente dei Ds - il governo ha ripartito i fondi per la ricerca oncologica: non un euro è andato a sud di Roma". Il gap, in questo modo non può che aumentare e la situazione diventa paradossale: "Nel 2005 un milione di meridionali sono andati a farsi curare al nord, con una spesa elevatissima da parte delle Regioni. Accade così - ha commentato D’Alema - che le regioni più povere finanziano la sanità di quelle più ricche".
Le cose sarebbero potute andare diversamente secondo D’Alema, se solo Storace non avesse insabbiato il progetto di legge sulle strutture sanitarie del Mezzogiorno che lo stesso D’Alema aveva elaborato allo scadere del suo mandato; un progetto, ha chiarito il presidente dei Ds, che rientra nel programma di governo del centrosinistra e che prevede la creazione di una commissione tecnica di alto livello per orientare le politiche sanitarie, finanziamenti per fornire alla sanità pubblica nuove tecnologie e nuove strutture, soprattutto nel Sud, formazione del personale.
"Impegnare denaro pubblico nella sanità - ha motivato D’Alema - non è una spesa, ma un investimento, perchè è uno dei settori in grado di produrre ricchezza, un indotto che conta due milioni di occupati".
Di fondi pubblici, in effetti ne occorreranno molti, solo per saldare i debiti. "In Puglia - ha ricordato il vice presidente della Regione, Sandro Frisullo - Fitto ci ha lasciato un’eredità pesante di 440 milioni di debito nel 2005 e un piano di riordino ospedaliero che ha depotenziato gli ospedali minori scaricando tutta la domanda sul Fazzi".
Ieri, intanto, si è riunito presso l’Assessorato Regionale alle Politiche della Salute il Comitato Permanente Regionale per la Medicina Generale per avviare la trattativa sul contratto di lavoro. La Regione ha comunicato di aver impegnato 40 milioni e 600mila euro per lo sviluppo delle cure primarie. Di questi 18 milioni serviranno per l’assunzione del personale, cinque per i progetti di prevenzione del rischio cardiovascolare, otto per migliorare gli standard organizzativi e 9,6 milioni per incentivare l’associazionismo. Il piano economico è stato già sottoscritto dalle organizzazioni sindacali.
Stefano Mele
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