Wednesday, April 05, 2006

Welfare, l'intesa del Grande Salento



da "il Paese Nuovo" del 5 aprile 2006

Welfare, l'intesa del Grande Salento
Siglato ieri il protocollo sulle politiche sociali dagli assessori delle tre Province

Una svolta nelle politiche sociali. Passa anche attraverso il welfare la costruzione del Grande Salento e si comincia da un protocollo d’intesa, che gli assessori alle politiche sociali delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto (Salvatore Capone, Ada Spina e Stefano Fabiano), hanno firmato ieri mattina nella sede della Provincia di Taranto.
E’ un ulteriore tassello del progetto di fondo, quello di realizzare l’auspicata sinergia fra soggetti pubblici e privati dell’area jonico salentina per programmare insieme, strategicamente, un piano complessivo di sviluppo del territorio in questione.
Il progetto comincia così a delinearsi, e anche se in maniera ancora piuttosto generica, l’intesa fra i tre assessorati serve a porre le basi per le future azioni integrate di politica socio-economica che si intendono mettere in campo.
Il contesto è quello di un’area fortemente penalizzata dalla recessione industriale che ha aggravato le debolezze strutturali dell’economia salentina; ultraquarantenni esclusi dai cicli produttivi, intere fasce di popolazione condannate alla marginalità sociale, nuovi poveri.
Ma sviluppare le politiche sociali significa definire e realizzare politiche di formazione, assistenza, sanità, lavoro, casa, mobilità, cultura. Occorrono prima di tutto idee, come si legge nel Protocollo “attorno alle quali costruire una possibile coesione sociale quale elemento insostituibile per garantirci reali possibilità di governo delle trasformazioni in atto”.
La preoccupazione più grande è quella di recuperare gli esclusi e di favorire, allo stesso tempo, l’inclusione, l’ingresso nel mercato del lavoro, per i tanti disoccupati, giovani e non, che rischiano di precipitare nella fascia di povertà relativa o assoluta. Gli sforzi, in particolare, si dovranno concentrare prevalentemente nelle aree di Martina Franca e nel sud Salento, come è scritto a chiare lettere nel Protocollo.
Tra le strategie proposte nel documento c’è anche l’introduzione del “reddito minimo d’inserimento”, che insieme alle agevolazioni fiscali per la piccola imprenditoria dovrebbe innescare un processo di coesione sociale, riducendo le differenze fra i cittadini benestanti e quelli senza reddito o con reddito insufficiente a garantirsi un’esistenza serena.
Integrare le politiche del welfare significa, come è spiegato nel protocollo, “avviare la concertazione delle risorse strutturali”, utilizzare cioè le risorse in modo strategico, meno disordinato, senza creare inutili doppioni.
L’intesa punta a una concertazione che coinvolga più attori del sistema sociale: il pubblico, l’impresa, il terzo settore, le famiglie e le reti informali e questo per rispondere a un’esigenza di collaborazione fra istituzioni e imprese, quelle del privato sociale, in questo caso, senza l’aiuto delle quali, evidentemente, lo Stato non riesce più a garantire servizi sociali di qualità.
A questi attori le istituzioni chiedono aiuto per affrontare il disagio sociale che investe individui di tutte le età: i minori costretti a lavorare, i disoccupati, soggetti a rischio come ex detenuti e gli ex tossicodipendenti nei cui confronti , si legge nel Protocollo, è necessario promuovere interventi formativi, di reinserimento lavorativo, oltre che attivare misure di sostegno economico di tipo non meramente assistenziale.
Gli obiettivi strategici sono chiari: promuovere e sostenere politiche di inclusione sociale per chi si trova in condizioni di forte svantaggio; politiche di prevenzione del rischio di esclusione sociale per quei segmenti che sono o possono essere colpiti dai processi di cambiamento e di innovazione della dinamica economica e sociale; una strategia orientata alla tutela della salute e del benessere in considerazione dei fabbisogni delle diverse categorie sociali; una politica orientata a prevenire i rischi sanitari e le malattie.
Realizzare questi obiettivi implica anche la creazione di nuovi posti di lavoro, bacini d’impiego per nuove figure professionali. Nuovi lavoratori che avranno l’opportunità di acquisire le opportune competenze attraverso specifici interventi formativi che la Regione finanzierà con i fondi previsti dalla pianificazione strategica 2007-2013. La Regione dovrà anche regolare i rapporti fra Enti locali e soggetti del terzo settore, fornendo le linee guida per l’affidamento, a questi ultimi, dei servizi che rientrano nell’ambito delle varie pianificazioni di zona.
Lo strumento del quale i tre Assessorati so sono dotati per programmare gli interventi sociali è il “Piano di Azione Programmatico Interprovinciale per le azioni di politica sociale”, sul cui stato di attuazione i tre assessori si confronteranno periodicamente e che non potrà non tener conto dei singoli Piani Sociali di zona.
Tra le iniziative programmatiche non si esclude la creazione di un’Agenzia per la pianificazione sociale con una valenza culturale, formativa e di assistenza tecnica, sempre con il coinvolgimento dei soggetti del mondo del volontariato e del terzo settore, per la cui promozione si pensa di realizzare iniziative comunicative con periodicità annuale.
Saranno inoltre attivati percorsi formativi per la formazione di manager del welfare, sarà costituita una rete di “sportelli per l’inclusione sociale”, verrà elaborato un “Piano di interventi” finalizzati all’integrazione dei disabili nelle cooperative di tipo B e sarà costituito, inoltre, un “Gruppo di lavoro permanente” per valutare l’efficacia, l’efficienza, la qualità dei risultati e dei processi di attuazione degli interventi pubblici avviati dalle tre Province.
“Possiamo realizzare tutto questo - ha commentato Salvatore Capone - mettendo in sinergia competenze e soggeti diversi con una integrazione delle diverse politiche nei settori della formazione, assistenza, sanità, lavoro, casa e cultura. Con questo protocollo d’intesa tra le Province abbiamo avviato un altro percorso importante per la realizzazione del Grande Salento”.
Stefano Mele

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