Friday, May 19, 2006

Liste d’attesa, dai privati sì al Cup unico. Ma non basta

da "il Paese Nuovo" del 19 maggio 2006
Liste d’attesa, dai privati sì al Cup unico. Ma non basta

Non basterà la testa di qualche direttore generale delle Asl pugliesi a porre rimedio ad atavici deficit del sistema sanitario regionale, nè a dimezzare le liste d’attesa. Serviranno invece, solo per l’Asl Lecce 1, almeno 86 milioni di euro per pareggiare il bilancio aziendale e investimenti più accorti là dove sono realmente necessari.
Che l’Azienda versasse in condizioni disastrose risultò palese quando le manette scattarono intorno ai polsi degli ex direttori generali Ambrogio Francone e Paolo Pellegrino, per vicende legate a gare d’appalto truccate. Una triste stagione di indecenza sembrava essere giunta a conclusione per l’Asl leccese e i tempi per una svolta sembravano maturi.
Un nuovo capitolo cominciava il 6 settembre 2005, con la nomina di Gianluigi Trianni alla direzione generale. Un capitolo nuovo perchè gli uffici della direzione generale cessavano di essere succursali delle sedi di partito. Nuovo anche per i passi in avanti di Ortopedia e Oncologia, ma con alcuni, forse molti, aspetti di continuità rispetto alla precedente gestione, uno su tutti il perdurare di liste d’attesa di durata biblica, insostenibili per alcune branche in particolare: Radiologia e Cardiologia.
Nell’indifferenza del direttore sanitario, Bruno Falzea (che ha disertato l’incontro), l’Asl Lecce1 ha aperto le porte ai privati, martedì scorso, per verificare la loro disponibilità a far convergere in un unico Cup l’intera gamma delle prestazioni sanitarie, un passo necessario ma non risolutore del problema liste d’attesa.
Il dottor Piero Quarta Colosso, che ha partecipato a quell’incontro, dichiara tutta la propria disponibilità ad aderire a questa iniziativa, ma manifesta anche non poche perplessità su come la Regione e l’Asl stanno affrontando la questione: “Intendiamoci - dichiara - è un problema che non riguarda solo la Puglia, anche in altre regioni hanno le stesse difficoltà, ma bisogna avere chiari obiettivi e percorsi”.
“Arrivare al Cup unico - continua - è un passo indispensabile verso l’unificazione del sistema pubblico e privato, ma è il passo successivo che risulta complesso”.
“Il vero nodo della questione - aggiunge il radiologo - è che pubblico e privato sono due mondi differenti; se io sbaglio pago per i miei errori, ci rimetto anche economicamente, vado incontro a problemi e difficoltà; se è un direttore generale o un’amministratore a sbagliare, alla fine non cambierà nulla se il risultato del suo lavoro sarà positivo o negativo, al massimo rischia di perdere la poltrona. Noi privati paghiamo di tasca nostra quando sbagliamo; nessuno invece mette le mani in tasca ai direttori generali, sanitari, amministrativi etc. qualora commettano degli errori”.
Tutto questo porta a diversi modelli di gestione di un’azienda che secondo il dottor Quarta Colosso sono riconducibili a due categorie: burocratismo da un lato e pragmatismo, praticità, dall’altro.
E da un punto di vista pratico deve essere chiaro, per il dottor Quarta Colosso, che in Radiologia il problema non è tanto la carenza di attrezzature, ma di utilizzo delle stesse. “E’ inutile - motiva - avere gli apparecchi se non c’è chi li fa funzionare, sarebbe una follia acquistare apparecchiature se non ci sono i radiologi e questo si vede ad esempio in una struttura, come il Poliambulatorio dell’ex Vito Fazzi che è fermo il sabato e la domenica, e che anche il pomeriggio non funziona a pieno regime.
Se invece di acquistare una risonanza del valore di 2 miliardi si pagassero 2 miliardi per le prestazioni, il problema si avvierebbe a soluzione. Il problema - continua - non sono le attrezzature, ma la carenza di personale medico e la necessità di una rimodulazione dei tetti di spesa che consenta a tutte le strutture, pubbliche e private, di lavorare a pieno regime”.
Il nodo della questione è sempre quello: i soldi, quell’enorme buco nel bilancio dell’Asl Lecce1 che deve necessariamente essere colmato.
“Assistiamo quotidianamente - conclude Quarta Colosso - alle critiche che alcuni esponenti politici rivolgono, attraverso la stampa, al direttore generale o alla giunta Vendola. Chi si lamenta, però, dovrebbe rispondere come mai ha lasciato quel debito, una cifra tale da costringere i dirigenti ai salti mortali per portare avanti l’Azienda”.
Intanto, dopo la riunione di martedì scorso, alla quale hanno preso parte professionisti di varie branche, l’Asl ha comunicato ai privati l’intenzione di convocare altri tavoli di discussione sul tema, allargando la partecipazione ad altri professionisti che avranno come interlocutore il dottor Giorgio Santoro, designato da Trianni come coordinatore dei lavori volti all’abbattimento delle liste d’attesa. La priorità sarà data a Radiologia e Cardiologia e nei prossimi incontri si affronteranno separatamente, con la partecipazione di diversi professionisti, i problemi relativi alle singole branche.
Stefano Mele

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