Wednesday, April 12, 2006

Quel gusto un po’ retrò per falce e martello

da "il Paese Nuovo" del 12 aprile 2006

Forse il voto a Rifondazione è un voto “old”, come sembrano dire i risultati delle elezioni. Il dato, nazionale e regionale, è che il partito di Bertinotti e Vendola ha preso più voti al Senato che alla Camera. Il primo pensiero è che Rifondazione Comunista abbia un appeal minore negli elettori più giovani. La vecchia guardia è allora la colonna portante del partito? Passato l’entusiasmo per l’ottimo risultato ottenuto si aprirà una “questione giovanile”


Quel gusto un po’ retrò per falce e martello
Grande risultato per Rifondazione, ma il sostegno più grande arriva dagli over 25. C’è una questione giovanile

E’ la “vecchia guardia” la colonna portante di Rifondazione Comunista? I risultati di queste elezioni daranno da riflettere al partito di Fausto Bertinotti, visto che c’è una bella differenza fra i voti ottenuti al Senato e il consenso registrato alla Camera.
I dati nazionali, quelli pugliesi e quelli relativi alla provincia di Lecce, dicono sostanzialmente la stessa cosa: gli elettori da venticinque anni in su che hanno messo una croce sulla falce e martello di Rifondazione sono stati molti di più. In Puglia lo scarto è stato di un punto percentuale: il Partito ha preso il 6,7% al Senato e il 5,7% alla Camera. A Lecce e provincia la forbice è più ridotta: 5,5% al Senato e 5,1% alla Camera.
Le percentuali si prestano spesso alle più fantasiose interpretazioni, ma in questo caso il dato è strano, soprattutto per un partito come quello di Bertinotti e Vendola, che ha dimostrato molta più apertura ai movimenti giovanili così detti no-global rispetto ad altre forze politiche e che, prendendo il caso della provincia di Lecce, annovera fra i suoi tesserati un segretario provinciale giovanissimo, Vinicio De Vito (24 anni) e un assessore provinciale, Luigi Calò (27 anni), che è il più giovane in Italia a ricoprire una carica politica di questo tipo.
L’assessore Calò prova a interpretare questo risultato, un vero interrogativo per tutto il Partito, partendo da una considerazione semplice: “Al Senato - spiega - il nostro partito era l’unico con la falce e martello ben visibile, questo può aver indotto una fascia più anziana dell’elettorato a votare per noi: è un simbolo nel quale tanti si identificano. Alla Camera, invece, i Comunisti Italiani correvano da soli, questo potrebbe aver spostato verso quel partito alcuni consensi degli elettori della vecchia generazione”. Insomma, secondo Calò non è da escludere che la differenza di consensi fra Senato e Camera si possa attribuire a uno spostamento di preferenza, da parte dell’elettore over 25, all’interno della coalizione di centrosinistra: in altre parole chi al Senato ha votato Rifondazione Comunista alla Camera ha votato un’altro partito, verosimilmente ha messo una croce sul simbolo dell’Ulivo: “Forse alla Camera - ipotizza Luigi Calò - abbiamo perso qualche voto da parte degli anziani che sono andati verso l’Ulivo per spirito di coalizione: il simbolo dell’Ulivo è stato percepito come garanzia di unità, tanto che ha raccolto circa quattro punti in più rispetto alla somma di Ds e Margherita al Senato. Anche in questo caso - aggiunge Calò - credo che gli elettori più anziani abbiano fatto la differenza, se non altro per spirito di coalizione”.
Una riflessione diversa meritano invece i già citati movimenti no-global, un importante serbatoio di voti per Rifondazione Comunista, che a differenza di altri partiti della sinistra non ha mai preso le distanze da quel mondo, animato soprattutto dai più giovani.
“I movimenti in Italia eistono dal 2001, per lo meno in modo visibile - dichiara l’assessore Calò - ma la Generazione di Genova, di quelli cioè che a Genova hanno manifestato il proprio dissenso in occasione del G8 nel 2001, ora non hanno più vent’anni: hanno ormai 25-30 anni, e certo non si possono definire anziani”.
Forse “quelli di Genova” sono molto diversi dai loro “fratelli minori”, quelli che oggi hanno diciotto o vent’anni? La percezione è quella di un movimento che vive una fase di declino, che l’entusiasmo dell’estate 2001, trasformatosi in rancore dopo l’omicidio di Carlo Giuliani, sia svanito , o fortemente ridimensionato.
“Dopo Genova - spiega ancora Luigi Calò - manifestazioni con quei grandi numeri sono state quella contro l’articolo 18, tre milioni di persone in piazza e contro la guerra in Iraq. Poi ci sono state le proteste a Scanzano e in Val di Susa, ma avevano una dimensione locale. Forse con il movimento - continua Calò - abbiamo cercato di coinvolgere di più le comunità locali, avendo come interlocutori più la fascia matura della popolazione che non i ventenni”.
Si apre così, in Rifondazione Comunista, una questione giovanile, perchè se è vero che Rifondazione non ha più un fortissimo appeal sui ventenni, le prospettive si fanno poco rosee, e questo nonostante il grande risultato complessivo ottenuto in queste elezioni politiche. Adesso, comunque, è il momento dei festeggiamenti, visto che al di là delle percentuali il partito di Bertinotti sarà presente in Parlamento con 41 deputati (prima erano 11) e con 26 senatori (a fronte dei 4 assegnati dalle elezioni del 2001). Sono numeri che hanno un certo peso, sufficienti anche per imporre delle scelte, volendo ascoltare i giovani si dovrà cominciare dalla lotta al precariato. “Noi siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi n. 276 e 368 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato, perché riteniamo che tutte le persone devono potersi costruire una prospettiva di vita e di lavoro serena”, pag.161 del programma di governo del centrosinistra.
Stefano Mele

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